Una guida per leggere la Dilexit nos – prima parte

Una guida per leggere la Dilexit nos – prima parte

Dilexit nos

Monsignor Raffaello Martinelli, con la chiarezza che lo contraddistingue, ci regala degli strumenti per entrare nella bellezza della Dilexit nos sottolineando quegli elementi fondamentali che ci permettono di leggerla con una luce in più. Di seguito la prima parte della sua riflessione, domani ci donerà la seconda parte. Scopriamo insieme la bellezza della quarta enciclica di papa Francesco!


DILEXIT NOS

Lettera Enciclica di Papa Francesco
sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo

Presentazione di S. E. Mons. Raffaello Martinelli
PRIMA PARTE

Come è strutturata l’enciclica?

L’enciclica, scritta dal Papa in spagnolo e presentata ufficialmente il 24.10.2024, si compone di circa 45 pagine, con 220 paragrafi.
Il titolo riprende un passo della lettera di san Paolo ai Romani: «Ci ha amati» (Rm 8,37), dice San Paolo riferendosi a Cristo.
Dilexit nos è la quarta enciclica di Francesco dopo: Lumen fidei (29 giugno 2013), scritta assieme a Benedetto XVI; Laudato si’ (24 maggio 2015) sulla crisi dell’ambiente e la necessità della cura del Creato; Fratelli tutti (3 ottobre 2020).

È suddivisa in 5 parti:

  • I Parte: L’importanza del cuore ( nn. 2-31)
  • II parte: Gesti e parole d’amore (nn. 32-47)
  • III parte: Questo è il cuore che ha tanto amato (nn. 48-91)
  • IV parte: L’amore che dà da bere (nn. 92-163)
  • V parte: Amore per amore (nn. 164-216)

Papa Francesco aveva annunciato il 5 giugno 2024, durante l’udienza generale, un documento sul Sacro Cuore da collegare al 350esimo anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690): “Sono lieto di preparare il documento che raccolga le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale. Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”.

Quali caratteristiche presenta l’enciclica?

  • Parte dall’esperienza spirituale di Papa Francesco, angosciato per le tante guerre, violenze, squilibri socioeconomici, consumismo, uso anti-umano della tecnologia (cfr. n. 31); ma il Papa scrive anche che “buona parte delle riflessioni di questo primo si sono lasciate ispirare da scritti inediti del padre Diego Fares S.J. Il Signore lo abbia nella Sua santa gloria” (nota 1 al n. 2). Inoltre, egli intende raccogliere, come già da lui preannunciato, quanto scritto e vissuto nella lunga storia della devozione al S. Cuore, che risale alle Sacre Scritture.
  • Offre inoltre la chiave di lettura dell’intero magistero di questo Papa, e in particolare delle sue precedenti encicliche, come lui stesso scrive: “Ciò che questo documento esprime permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune” (n. 217).
  • L’impostazione dell’enciclica è prettamente cristologica. Al centro c’è Cristo Signore e il Suo amore per tutta l’umanità, memori del «imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). “La devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù. Ciò che contempliamo e adoriamo è Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore” (n. 48): “Lui solo può liberarci da questa febbre in cui non c’è più spazio per un amore gratuito” (n. 218). Pertanto ogni persona può percepire che Dio la ama, in particolare con il dono del Suo Figlio Gesù di Nazareth, grazie al quale, con lo Spirito Santo che provoca l’«attrazione verso il Padre» (n. 76), ciascuno potrà sperimentare di essere amato da sempre e per sempre, in Gesù. E’ Lui, che per primo ama noi stessi con tutto sé stesso (cfr. n.67), e si piega fino in fondo alla nostra umanità per sollevarci (cfr. n.69). «Un cuore umano che fa spazio all’amore di Cristo attraverso la fiducia totale […] diventa capace di amare gli altri come Cristo, facendosi piccolo e vicino a tutti» (n. 203).

Quale importanza dà l’enciclica al cuore?

«Per esprimere l’amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore. Alcuni si domandano se esso abbia un significato tuttora valido. Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore» (n.2).
L’enciclica presenta il cuore come il centro unificatore della persona, “tutto si gioca nel cuore” (n. 3), “il cuore è il luogo della sincerità, dove non si può ingannare né dissimulare” (n. 5), “un centro personale in cui l’unica realtà che può unificare tutto è, in definitiva, l’amore” (n. 10); «solo il cuore crea l’intimità, la vera vicinanza tra due esseri» (n. 12). Il nostro cuore, infatti, «unito a quello di Cristo è capace di questo miracolo sociale» di edificare con noi e tra di noi, «in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia» (n. 28). Tutto ciò che sperimentiamo, piccolo o grande che sia, è “unificato nel cuore” (n. 21), come avvenne con Maria SS.ma, “che guardava con il cuore” (n.19) e che «custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Lo stesso Concilio Vaticano II scrive che “gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo” (Gaudium et Spes, 10 e 14).
Da qui l’appello del Papa: “Andiamo al Cuore di Cristo … che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano” (n. 30), in quanto “Dio non ci ama a parole, si avvicina e nel suo starci vicino ci dà il suo amore con tutta la tenerezza possibile” (n. 36). Questo andare al cuore di Cristo richiede il non restare nel nostro cuore, chiusi in noi stessi, poiché «il nostro cuore non è autosufficiente, è fragile ed è ferito» (n. 30), ma per dimorare, con il nostro cuore, nel Cuore di Cristo, perché «è lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare» (n. 30). Sarà così possibile dare un cuore al nostro cuore e a «questa terra e reinventare l’amore laddove pensiamo che la capacità di amare sia morta per sempre» (n. 218).

Perché l’importanza del cuore va riscoperta nel mondo di oggi?

Va riscoperta, in particolare e con urgenza, nel mondo di oggi, in quanto esso:

  • è dominato dal potere e dalla febbre del denaro: «Oggi tutto si compra e si paga, e sembra che il senso stesso della dignità dipenda da cose che si ottengono con il potere del denaro. Siamo spinti solo ad accumulare, consumare e distrarci, imprigionati da un sistema degradante che non ci permette di guardare oltre i nostri bisogni immediati e meschini» (n. 218);
  • è secolarizzato, sempre più dominato “dal narcisismo e dall’autoreferenzialità” (n. 17), “che aspira ad un mondo libero da Dio. A ciò si aggiunge che si stanno moltiplicando nella società varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore” (n. 87);
  • è spesso contraddistinto da un cristianesimo “che ha dimenticato la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona, l’esser conquistati dalla bellezza di Cristo, l’emozionante gratitudine per l’amicizia che Egli offre e per il senso ultimo che dà alla vita personale” (n. 88);
  • è caratterizzato dal frequente dualismo “di comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate” (n. 89).

Le parole di monsignor Martinelli ti hanno aiutato a capire la Dilexit nos?
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