Durante le solennità della Pasqua e del Natale in tutte le parrocchie si fa un abbondante uso dell’incenso. Questa resina ha il potere, una volta bruciata nel turibolo, di rendere le celebrazioni particolarmente intense e solenni… Ma qual è l’importanza di questo rito? Vediamo di analizzarne il significato.
Cos’è l’incenso
Si tratta di una gommoresina che si ottiene incidendo il tronco di alcune piante diffuse in Medio Oriente e nell’Africa orientale che, bruciando, esala un caratteristico fumo aromatico.
Usare l’incenso è in realtà molto semplice: in un apposito braciere di piccole dimensioni (in ambito liturgico si chiama “turibolo”) si accendono dei “carboncini”, cioè dei dischetti di carbone, su cui vengono posti alcuni grani delle resine che, bruciando provocano un denso fumo profumato.
L’incenso nella Bibbia
L’uso dell’incenso per il culto è antico. L’incenso veniva usato nel culto ebraico ma anche in altre culture e religioni. Nel culto cristiano l’incenso non entrò facilmente. Associati, fino al IV sec. al culto pagano e idolatrico degli dèi e dell’imperatore, fu guardato con diffidenza e sospetto. Solo con la pace di Costantino (314), esso cominciò a entrare anche nel rituale cristiano.
Nella Bibbia, Dio stesso ordinò a Mosè di costruire un altare speciale riservato all’incenso per il culto divino (cfr. Es 30,1-10). Nel culto ebraico, l’incenso veniva bruciato ogni mattina e ogni sera come sacrificio di lode (Es 30,7-8). Il profumo d’incenso simboleggia la preghiera del credente che, come il fumo, sale verso il cielo ritenuto il luogo dove Dio abita: «La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera» (Sal 141,2). Il profumo d’incenso che dal «fumo sale verso il cielo» nella Scrittura è interpretato come segno del «sacrificio gradito a Dio» e aggiunto all’olio era versato sull’offerta di fior di farina (Lv 2,1-2.5). L’incenso viene usato anche nel Giorno dell’espiazione (Lv 16,14) in segno di purificazione e d espiazione.
Nei libri sapienziali, il profumo dell’incenso allieta il cuore (Pr 27,9) e l’incenso è uno dei sette profumi che descrivono la Sapienza (Sir 24,15). Coloro che, avendo partecipato al culto, venivano incensati dovevano, con il loro comportamento saggio e la lode a Dio, effondere il profumo ricevuto: «Come incenso spargete buon profumo» (Sir 39, 14).
Nel Vangelo di Luca il sacerdote Zaccaria riceve l’annuncio della nascita del Battista quando gli tocca – occasione rara o unica della sua vita – di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso (Lc 1,9-11). Nel Vangelo di Matteo l’incenso è uno dei doni offerti dai Magi al Bambino Gesù, proprio a simboleggiare il culto dovuto al Figlio di Dio.
Nell’Apocalisse, i profumi, tra cui l’incenso, sono offerti e Dio con le preghiere dei santi (Ap 8,2-5).
Ecco perché anche nella liturgia cristiana l’incenso ha una sua funzione ben precisa e che spesso viene sottovalutata.
Quando si usa l’incenso nella liturgia
L’ordinamento generale del Messale Romano dice che nell’Eucaristia domenicale lo si può usare sempre, ma in modo facoltativo. Cioè non è strettamente obbligatorio, ma utilizzarlo nelle celebrazioni esprime una loro particolare solennità.
Attualmente, durante la celebrazione eucaristica l’incenso si può usare: durante la processione d’ingresso; all’inizio della Messa, per incensare la croce e l’altare; alla processione e alla proclamazione del Vangelo; all’offertorio, per incensare le offerte, la croce e l’altare, il sacerdote e il popolo; all’elevazione dell’ostia e del calice dopo la consacrazione.
Si può inoltre precisare che l’uso dell’incenso è previsto normalmente: nell’esposizione dell’Eucaristia; nelle processioni della Presentazione del Signore, della Domenica delle Palme, del Corpo e Sangue del Signore; nella Messa in Cena Domini, nella celebrazione della Passione, nella Veglia Pasquale; nella visita Pastorale dell’Arcivescovo.
Un posto particolare occupa l’incenso nella Dedicazione della chiesa, in cui esso viene bruciato direttamente sull’altare. Inoltre, l’altare stesso e le mura della chiesa vengono incensate.
L’incensazione viene prevista anche nelle Esequie (si incensa il corpo del defunto).
Nelle esequie che significato ha?
Si prevede esplicitamente l’uso dell’incenso nel rito delle Esequie.
L’incensazione delle persone va intesa sempre in riferimento alla loro condizione di battezzati: figli di Dio e tempio dello Spirito Santo. Lo stesso vale nel caso dei defunti, i cui corpi sono stati santificati in vita dai sacramenti e attendono la risurrezione finale.
Allo stesso modo con cui l’incenso sale a Dio così l’esistenza del defunto possa essere gradita al Signore. «Il profumo dell’incenso è segno di quel sacrificio di lode che è la vita del giusto» spiega il rito delle esequie.
La qualità dell’incenso
L’incenso quando viene bruciato, rilascia una fragranza dal profumo molto accentuato che cambia a seconda dell’origine vegetale e della qualità delle materie prime. È possibile trovare incensi puri e di origine naturale al 100%. Il buon profumo dipende, dunque, dalla qualità della resina.
In commercio sono disponibili diverse tipologie di profumazioni, come ad esempio: rosa, ambra, caprifoglio, nardo, mirra, gelsomino, sandalo, magnolia. Quelle di ottima qualità sono delicate, gradevoli, eleganti e incredibilmente persistenti. Non tutte le essenze sono uguali insomma.
Ma attenzione nella scelta degli incensi non basta considerare soltanto il profumo, ma occorre che i grani di incenso, piccoli o grandi che siano, abbiano una buona emissione di fumo senza diventare fastidioso. La forza dell’incenso utilizzato, infatti, è anche quella di produrre il fumo, che sale verso l’alto, metafora della preghiera a Dio.