Il mese dedicato in modo particolare alla Madre di Dio si chiude con la festa liturgica che ricorda la visita di Maria alla cugina Elisabetta. L’incontro di Maria con Elisabetta rivela la presenza invisibile di Cristo come protagonista dell’incontro stesso: «Come non notare che, nell’incontro tra la giovane Maria e l’ormai matura Elisabetta, il nascosto protagonista è Gesù? Maria lo porta nel suo seno come in un sacro tabernacolo e lo offre come il dono più grande a Zaccaria, alla moglie di lui Elisabetta ed anche al bimbo che si sta sviluppando nel grembo di lei. Dove giunge Maria è presente Gesù» (Benedetto XVI).
La missione di Maria non consiste solo nel portare Gesù agli uomini, ma nel formare Gesù nel cuore dei credenti: «Maria, con il suo amore, ci porta sempre come piccoli bimbi nel suo seno, finché, tratteggiati in noi i lineamenti di Gesù, ci fa nascere come lui. Ella ci ripete continuamente: miei piccoli, io vi porto in me finché Gesù si sia formato in voi» (Columba Marmion, Vita dell’anima). La presenza di Maria spinge sempre più il credente a diventare poco per volta Gesù. Perciò, accostarsi a Maria vuol dire diventare Cristo.
Un altro elemento che scaturisce dall’episodio della Visitazione è che, di fronte alla grandezza imprevedibile delle scelte e delle opere divine, nel cuore di Maria e sulle sue labbra sboccia immediato un canto di lode, il Magnificat, rivolto alla grandezza e alla misericordia di Dio verso di lei, verso il popolo di Israele, verso tutti i popoli della terra, verso ogni uomo. Tutto viene da Dio; tutto è opera sua. Maria riconosce che Dio è Dio e quindi, per la sua umiltà, accetta il proprio nulla, la propria distanza infinita da Dio.
Volendo, perciò, metterci sulla stessa lunghezza d’onda di Maria, è necessario che prendiamo coscienza della nostra “pochezza” per affidarci completamente al Signore. Ma è proprio quest’umile affidamento che ci apre ad una lettura della storia – anche di quella che stiamo vivendo – nel segno della speranza, nonostante tutto. È vero: nel nostro tempo si verificano situazioni drammatiche, che scuotono e sconvolgono la vita dei singoli, delle famiglie, dei popoli. La libertà, la giustizia, la solidarietà, la pace sembrano traguardi che – anziché avvicinarsi – si allontanano tragicamente. A dominare sembra essere la paura, l’angoscia: che cosa dovranno vedere di ancor più brutto e raccapricciante le future generazioni, i nostri giovani? Maria nel Magnificat guarda alla storia con gli occhi di Dio: no, nonostante ogni apparenza contraria, la storia non è consegnata al caos né vittoriosamente conquista dai potenti. Come Chiesa, come cristiani, al di là dei nostri limiti e delle nostre colpe, siamo chiamati a sperare, a rinnovare la nostra fede nell’Onnipotente. Lui è fedele, assolutamente fedele e continua instancabilmente a soccorrere chi a lui si rivolge con umile fiducia.
Preghiamo il Magnificat e forse anche noi, come Maria e come Elisabetta, potremo levare lo sguardo dall’intreccio confuso degli interessi banali ed egoistici di ogni giorno per intravedere il dono di Dio, la vita che egli ha preparato per coloro che lo amano. E imparare a leggere i nostri eventi personali, le piccole o grandi vicissitudini della vita alla luce del grande progetto che Dio ha sull’umanità e che compie attraverso di noi, se lo lasciamo fare…
Tu, o Maria, sii per tutti noi e per il nostro cammino segno di consolazione e di sicura speranza!