Il vino della Messa è un elemento fondamentale nella liturgia eucaristica perché con le parole della consacrazione diventa il sangue di Cristo. Questo articolo ne esplora la storia, il significato e come viene selezionato.
Significato teologico
Nel corso dell’ultima Cena Gesù istituisce il sacramento dell’Eucaristia e, prendendo il calice, pronuncia queste parole: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati” (Mt 26,27-28).
Lo stesso gesto di Gesù viene ripetuto dal sacerdote sull’altare durante la Messa e, una volta che il sacerdote ha consacrato il vino, quel vino diventa il sangue di Cristo, quel sangue che egli ha versato sulla croce per la nostra salvezza. Questo fenomeno più precisamente si chiama transustanziazione, e indica la trasformazione di una sostanza in un’altra, cioè del vino nel sangue di Cristo, anche se permangono le caratteristiche sensibili del vino come colore, aroma, gusto, quantità.
Varietà di vino per la Messa
Requisiti canonici:
Per poter essere idoneo alla celebrazione eucaristica non può essere utilizzato un vino qualsiasi, anche se a D.O.C. o D.O.C.G. e neppure se è un Vin Santo (può essere vino da messa, se rispetta gli standard che indicheremo più avanti), in quanto dovranno essere rispettati i dettami prescritti dal Codice di diritto canonico. Questo documento, riprendendo quanto già affermato nel Concilio di Firenze del 1439, stabilisce espressamente, che il «vino deve essere naturale, del frutto della vite e non alterato». Questi principi sono approfonditi nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum del 2004, qui si specifica che: «Il vino utilizzato nella celebrazione del santo sacrificio eucaristico deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee. Nella stessa celebrazione della Messa va mescolata ad esso una modica quantità di acqua. Con la massima cura si badi che il vino destinato all’Eucaristia sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto. È assolutamente vietato usare del vino, sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio: la Chiesa esige, infatti, certezza rispetto alle condizioni necessarie per la validità dei sacramenti. Non si ammetta, poi, nessun pretesto a favore di altre bevande di qualsiasi genere, che non costituiscono materia valida» (capitolo III, paragrafo 50).
Tipologie di vino per la Messa
Non ci sono indicazioni particolari sul tipo di vino o sul suo colore. Se fino al 1880 si utilizzava esclusivamente il rosso, a simboleggiare il sangue di Cristo, oggi è più frequente trovare il bianco per motivi pratici.
Per quanto riguarda la gradazione alcolica invece, trattandosi di un vino che vieta l’aggiunta di qualsiasi tipologia di conservante, è solitamente alta e per questo spesso i vini per la Messa sono di tipo liquoroso.
Tuttavia, non mancano le alternative con vini dolci a bassa gradazione o mosti parzialmente fermentati, ancora più fragranti e leggeri. In questo ultimo caso è il consistente residuo zuccherino a ritardare l’ossidazione del vino, consentendone una prolungata longevità.
Produzione e selezione
Processo di produzione
Per il processo di vinificazione si devono tenere in conto le tre caratteristiche contenute nel Codice di Diritto Canonico. Per cui il vino da Messa deve essere:
naturale: non deve esserci altro che uva, genuina e non contaminata da additivi che ne vanificherebbero la validità nel Sacramento;
del frutto della vite: non deve derivare da altre piante, ma solo dai grappoli prodotti dalla vite.
non alterato: deve essere in perfetto stato, non ci deve essere spunto o acescenza, oppure l’odore di tappo o la muffa.
Per garantire questa autenticità il vino destinato alla messa viene sottoposto a esami periodici su campioni condotti da un vicario foraneo preposto al controllo, e solo qualora questi test diano esito positivo, la Curia rilascerà il certificato sul vino prodotto e apporrà il sigillo vescovile.
Solo una volta che il prodotto avrà superato positivamente l’esame, potrà essere imbottigliato e utilizzato per le celebrazioni.
Criteri di selezione
Nella scelta del vino per la Messa vanno tenuti presenti la conformità alle norme della Chiesa e la qualità del prodotto. Quindi il primo standard imprescindibile del vino destinato alla messa è la sua purezza.
Conservazione e cura
Affinché il vino da Messa mantenga la sua qualità è importante la corretta conservazione delle bottiglie aperte. Vanno conservate in luogo fresco, a temperatura di 12-14 gradi C, ad un’umidità superiore all’85%, al buio, in piedi e con tappature che non consentano l’ingresso dell’ossigeno (perché ossida il vino, denaturandolo).
Il vino della Messa nella pratica
Come viene usato
Il vino è di fondamentale importanza nel rito sacro della Messa. Esso viene portato sull’altare al momento dell’offertorio, che dà il via alla liturgia eucaristica. Il sacerdote dice: «Benedetto sei tu Signore». Il sacerdote unisce al vino poche gocce di acqua come «segno della nostra partecipazione alla vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”.
Questo momento rappresenta la nostra intima partecipazione a ciò che è stato il sacrifico di Gesù per la salvezza di tutti noi. Attraverso il nostro impegno e la nostra buona volontà Gesù ci dona in cambio nientemeno che sé stesso. Il momento culminante si ha durante la consacrazione, in cui si ricorda proprio l’ultima cena di Gesù. Qui il vino assume un ruolo unico, in quanto esso diventa il sangue di Cristo e il pane il corpo di Cristo. Per questo il vino consacrato è “bevanda di salvezza”.
Altro momento importante è la comunione: il sacerdote si comunica sotto le due specie (particola e vino), mentre i fedeli, nella maggioranza dei casi, ricevono solo la specie del pane, ma da tenere presente che Cristo è presente tutto intero sia nell’una che nell’altra specie.
Storia del vino per la santa Messa
Gesù, durante l’ultima cena coi suoi discepoli, ha utilizzato del vino. Allo stesso modo, nei secoli seguenti i cristiani hanno celebrato la Messa con del vino.
Il vino, fino alla seconda metà del XIX secolo, doveva per forza essere rosso, dal momento che doveva richiamare il sangue di Gesù. Dal 1880 in avanti, invece, i sacerdoti ebbero una libertà maggiore, e quindi iniziarono a scegliere se ricorrere al vino bianco o a quello rosso. Non di rado si predilige il vino bianco, sia in virtù della sua delicatezza, sia perché le gocce possono essere eliminate più facilmente dagli arredi sacri e dai paramenti. Al contrario, il vino rosso può lasciare le macchie: di conseguenza i tessuti con i quali entra in contatto si rovinano in modo irrimediabile.
Origini bibliche
La coltivazione della vite e la realizzazione del vino sono presenti da tempo immemore all’interno delle culture e dei riti di molti popoli, soprattutto in quelli affacciati sul Mar Mediterraneo.
Quello del vino è un tema ricorrente che troviamo in molti libri della Bibbia. Il libro della Genesi ci racconta che fu proprio Noè il primo viticoltore a produrre vino (cfr. Genesi 9,20-27). Esso si usava nei riti sacrificali nel tempio (Es 29, 40; Esd 6,9), come ricostituente (2Sam 16,1-2; 1Tim 5,23 ), come medicina (Lc 10,25-37). Nelle storie patriarcali, il vino buono e abbondante è segno della benedizione di Dio. Melchidesek benedice Abramo offrendogli pane e vino (Gen 14,18-20).
Al figlio Giacobbe Isacco augura abbondanza di frumento e di mosto (Gen 27,28). Giacobbe, benedicendo Giuda, associa la venuta del futuro Messia a un abbondante produzione di vino (Gen 49,10-12). La terra che Dio ha donato al suo popolo è una terra buona che produce ottimo vino (Dt 33,28-29). Il vino rappresenta l’amore degli sposi (Ct 1,2b; 2,14; 7,10a; 8,2b). Nell’era messianica Dio non farà mancare il vino, che sarà il suo segno principale (Am 9,14; Is 25,6), le montagne stilleranno vino nuovo (cfr. Gl 4,16). Il vino è il dono che la sapienza offre a chi vuole essere saggio: «Venite!… Bevete il vino che ho preparato!» (Pr 9,1-5; cfr. Sir 24,17s). A chi vive nella retta via, il sapiente consiglia di bere il vino con cuore lieto perché Dio ha gradito le sue opere (Sir 9,7).
L’assenza del vino produce tristezza e indica pure la mancanza di vita e di amore (cfr. Is 16,10). Il vino che allieta il cuore (cfr. Sal 104,15) va bevuto nella giusta misura. I libri sapienziali mettono in guardia dai suoi effetti nocivi. La storia di Noè che bevve fino a ubriacarsi, narrata nei primi capitoli della Genesi (Gen 9,20-23), lo testimonia.
Nel Nuovo Testamento, Gesù, che beveva vino (Mt 11,19; Lc 7,33s), lo indica come segno di festa (Mc 2, 18-20). Spesso è Gesù a paragonare sé stesso al vino nuovo che deve essere versato in otri nuovi perché i vecchi si romperebbero (Mc 2,22; Lc 5,37-38). L’allusione è al suo messaggio così nuovo da spaccare i vecchi schemi della tradizione giudaica.
Nel Vangelo di Giovanni, durante le nozze di Cana (Gv 2,1-10) compie il primo segno trasformando l’acqua in vino, in vino addirittura eccellente, più buono di quello che gli astanti avevano bevuto fino a quel momento. Questo vino è simbolo della nuova alleanza che inaugura l’era messianica annunciata dai profeti (Am 9,13ss; Gl 2,24; 4,18; Is 25,6). Il vino viene utilizzato durante l’ultima cena quando Gesù istituisce l’Eucaristia: «Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati» (Mt 26,27-29). San paolo scrive: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta, infatti, che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga» (1Cor 10,16-17).
Concludiamo con una curiosità: ai tempi di Gesù, in Palestina si coltivasse dell’uva nera, il cui vino veniva chiamato anche “sangue dell’uva”. Un pensiero comune nelle terre di Babilonia e di Canaan era, infatti, quello che l’uva perdesse la vita per poter dare il vino come frutto.
Dalla morte dell’uva deriva, quindi, il succo della vita. Gesù è lo sposo messianico che offre il suo vino – pienezza di vita – alla sua sposa, la Chiesa.