Novità e modifiche pratiche
Le modifiche al nuovo Messale Romano non si riducono al Padre Nostro. La maggior parte delle variazioni del testo, che diventerà obbligatorio dalla prossima Domenica di Pasqua (4 aprile 2021) ma può essere già utilizzato, riguardano le formule del sacerdote, alle quali occorrerà fare l’orecchio.
Nessuna modifica è stata apportata nelle parti recitate dall’assemblea tranne che nel Gloria, nel Padre Nostro e nel Confesso, dove sono stati modificati alcuni vocaboli.
La terza edizione italiana del Messale Romano mantiene sostanzialmente invariata la struttura della precedente edizione. Si apre con una presentazione generale a cura della Conferenza Episcopale Italiana che contiene spunti, suggerimenti ed indicazioni su diversi aspetti liturgici e pastorali. Tra questi la possibilità di pregare il Padre Nostro con le braccia allargate e il divieto di utilizzare musica registrata e di inserire avvisi e preghiere devozionali dopo la Comunione (cfr. sezione: “Precisazioni“). Ecco tutte le novità.
I RITI DI INTRODUZIONE E IL GLORIA
Già nei riti di introduzione dovremmo abituarci a un verbo al plurale: «siano». Non sentiremo più «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi», ma «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi».
È stato rivisto anche l’atto penitenziale con un’aggiunta “inclusiva”: accanto al vocabolo «fratelli» ci sarà «sorelle». Ecco che diremo: «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle…». Poi: «E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle…».
Il termine “sorelle” viene inserito anche in altre preghiere dove il Celebrante diceva solamente “fratelli”.
Un’altra novità importante riguarda l’atto penitenziale. Non è più previsto l’uso dell’italiano “Signore pietà” e “Cristo pietà” ma, anche per l’assemblea, le formule in lingua greca: “Kýrie, eléison” e “Christe, éleison”.
Nel Gloria il nuovo testo prevede le parole “E pace in terra agli uomini, amati dal Signore” al posto di “E pace in terra agli uomini di buona volontà” (in latino “et in terra pax homínibus bonae voluntátis”). Anche se il latino parla chiaramente di “buona volontà” il cambio è dovuto a una migliore traduzione del testo originale greco (come già effettuato dalla nuova traduzione della Bibbia CEI del 2008). Difatti la formula del Gloria è ripresa dal Vangelo di Luca scritto originalmente in greco (Lc 2,14, il canto degli angeli dopo la nascita di Gesù). In questo modo si va alla fonte e non ci si limita a tradurre alla lettera la versione latina.
IL PADRE NOSTRO
È invece oramai nota, dopo tante discussioni, la nuova traduzione della frase latina “et ne nos indúcas in tentatiónem” alla fine della preghiera del Padre Nostro. Non diremo più “Non ci indurre in tentazione” ma “Non abbandonarci alla tentazione”. Questa è la traduzione che la CEI ha approvato con la traduzione della Bibbia del 2008. Dopo lunghi dibattiti e discussioni, i vescovi hanno finalmente approvato questa soluzione introducendola nella liturgia eucaristica. Non si tratta di una traduzione letterale del testo greco (che indica “portare verso” e quindi “indurre”) bensì di una forzatura motivata da esigenze pastorali e teologiche. Per dirla con parole di papa Francesco, “dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo”. Nel testo del Padre Nostro c’è un’altra modifica, questa volta dovuta ad una corretta traduzione della versione latina: l’aggiunta della congiunzione “anche” nella frase “Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (come nella versione spagnola e quella francese).
PREFAZI E PREGHIERE EUCARISTICHE
Dopo l’orazione sulle offerte, mentre si lava le mani il sacerdote pronuncia sottovoce «Lavami, o Signore, dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro» invece di «Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato».
Sono ben sei i nuovi prefazi: uno per i martiri, due per i pastori, due per i santi dottori (che possono essere utilizzati anche in riferimento alle donne dottore della Chiesa per le quali finora mancavano testi specifici), uno per la festa di Maria Maddalena.
Nel racconto sull’istituzione dell’Eucaristia, «Offrendosi liberamente alla sua passione» diventa «Consegnandosi volontariamente alla passione».
Nella consacrazione si ha «Consegnandosi volontariamente alla passione» e nell’intercessione «tutto l’ordine sacerdotale» è sostituito con «i presbiteri e i diaconi».
Nella Preghiera eucaristica della Riconciliazione I si legge «Prese il calice colmo del frutto della vite» al posto di «Prese il calice del vino e di nuovo rese grazie».
La Preghiera eucaristica II, quella fra le più utilizzate, non manca di cambiamenti. Dopo il Santo, il sacerdote dirà allargando le braccia: «Veramente santo sei tu, o Padre, fonte di ogni santità». E proseguirà: «Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». Tutto ciò sostituisce la precedente formulazione: «Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito». Il Messale ha recepito – riformulando e migliorando il testo – la Preghiera eucaristica V nelle sue quattro varianti, e le due preghiere eucaristiche della riconciliazione.
Anche l’invito del celebrante al momento della pace – che mancherà in questo periodo a causa della pandemia – cambia leggermente. Non sentiremo più “Scambiatevi un segno di pace” ma “Scambiatevi il dono della pace».
L’invito alla Comunione cambia l’ordine delle frasi: non più «Beati gli invitati… Ecco l’Agnello di Dio…» ma «Ecco l’Agnello di Dio… Beati gli invitati…», per fedeltà al testo latino.
Per la conclusione della Messa è prevista la nuova formula: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore». Ma i vescovi danno la possibilità di congedare la gente anche con le tradizionali parole latine: Ite, Missa est.
Queste sono le novità più interessanti e facilmente riscontrabili che i fedeli trovano nelle celebrazioni eucaristiche dal momento in cui è stato adottato il nuovo Messale Romano.
ALTRE NOVITÀ
La terza edizione italiana del Messale non va intesa come un nuovo testo liturgico, ma come la normale evoluzione del Messale di Paolo VI, quello uscito dal Vaticano II (edizioni latine: 1970, 1975, 2000/2008) che corregge e integra in base all’uso e all’esperienza celebrativa.
Non ci sono, a prima vista, cambiamenti radicali, tuttavia occorre riconoscere un miglioramento nel recupero di alcune espressioni e nel linguaggio utilizzato.
• Per quanto riguarda il proprio dell’anno liturgico ci sono alcune significative aggiunte. Innanzitutto, sono state inserite le messe vigilari per l’Epifania e per l’Ascensione.
• Aggiunta interessante è quella dell’orazione sul popolo per il tempo di Quaresima. Si tratta di un elemento tradizionale della liturgia romana, presente nei formulari del tempo di Quaresima come elemento dei riti di conclusione. Lo scopo dell’orazione è quello di implorare la benedizione divina sull’assemblea, tanto da attribuire comunemente all’orazione il valore e il nome anche di “benedizione” nel senso proprio.
Al riguardo, sono utilizzati termini che sottolineano la durata o la continuità della benedizione richiesta, per cui, come preghiera finale, essa si proietta al di là della concreta celebrazione, raggiungendo il vissuto concreto del cristiano, il corso quotidiano della sua vita, le concrete necessità sulle quali è necessaria la benedizione e il soccorso di Dio.
• Altra novità riguarda il canto. La terza edizione italiana ha scelto di inserire la musica direttamente nel testo del Messale per alcune parti del proprio della messa. Non si tratta unicamente di un aspetto editoriale, ma di un’attenzione ben precisa del Messale. Infatti, la Presentazione CEI afferma: «Nella consapevolezza che il canto non è un mero elemento ornamentale ma parte necessaria e integrante della liturgia solenne (…) si è scelto di inserire nel corpo del testo alcune melodie che si rifanno alle formule gregoriane presenti nell’edizione italiana del Messale Romano del 1983, adeguandole ai nuovi testi (Presentazione, 3).
• Nella terza edizione del Messale troviamo anche un«miglioramento terminologico» di non poca rilevanza sia dal punto di vista ecclesiologico sia da quello liturgico-teologico. Al posto del vecchio titolo “Messa senza il popolo” troviamo il nuovo “Messa a cui partecipa soltanto un ministro”: in questo modo si sottolinea che «l’assemblea dei fedeli è sempre e in ogni sua possibile forma non solo il soggetto integrale della celebrazione ma anche il suo fine proprio che nessuno può in alcun modo alterare».
• Infine, non dimentichiamo la scelta del linguaggio inclusivo in diversi testi. Ad esempio, nell’atto penitenziale (come ricordato sopra), nell’invito del celebrante dopo la presentazione dei doni, dove si dirà: “Pregate fratelli e sorelle, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito…”. Così nel ricordo dei defunti delle preghiere eucaristiche si è scelto di introdurre l’espressione «fratelli e sorelle». Questo vale anche per altri testi come la benedizione delle ceneri il Mercoledì delle ceneri e l’inizio della processione la domenica delle palme. Se, in italiano, nessuno pensa che dicendo “fratelli” si escludano le donne, tuttavia è significativo che si sia introdotta questa modifica nei testi liturgici che sottolinea l’importanza di sapersi assemblea di «fratelli e sorelle».
FEDELTÀ AL TESTO LITURGICO
Nella presentazione al nuovo Messale i vescovi italiani invitano i pastori a studiare attentamente il testo per imparate «l’arte di evangelizzare e di celebrare» e richiamano ogni presbitero alla responsabilità e alla fedeltà al testo liturgico appena pubblicato affinché non ci si affranchi dall’autorità e dalla comunione con la Chiesa. Il principio della fedeltà «che si traduce in un vivo senso dell’obbedienza, impegna ciascun ministro a non togliere o aggiungere alcunché di propria iniziativa in materia liturgica». Difatti «la superficiale propensione a costruirsi una liturgia a propria misura, ignorando le norme liturgiche, non solo pregiudica la verità della celebrazione ma arreca una ferita alla comunione ecclesiale».
Il nuovo Messale Romano è un grande dono: rappresenta un rinnovamento e uno stimolo ad approfondirlo e studiarlo non solo per tutti i sacerdoti, ma anche e soprattutto per i laici!