Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” gennaio-febbraio 2022
2ª domenica del Tempo Ordinario (C)
2ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 62,1-5)
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Il popolo d’Israele è tornato dall’esilio di Babilonia e la storia dell’alleanza con Dio riparte. Il profeta Isaìa canta questo ritorno con grandiose immagini e consolanti prospettive. Gerusalemme e lo stesso Israele vengono personificati (espediente letterario non nuovo nella Bibbia) e divengono la Sposa del Signore. È un’alleanza rinnovata, che richiama quella che arriverà in modo definitivo in Cristo. Infatti, nonostante i toni festosi e le esaltanti affermazioni, la Sposa-Israele ancora non risulterà fedele, di nuovo si farà tentare dagli idoli, fino a profanare la città santa costruendo in essa una palestra pagana (1Mac 1,14-15). Per questo è necessaria l’alleanza nel sangue di Gesù. Il profeta Isaìa ne è il grande cantore e anticipatore: l’uomo desidera essere unito al suo Dio, ma, finché egli non “scenderà dal cielo” nella sua carne, questa comunione non sarà possibile o non lo sarà pienamente. Isaìa dà voce al grido di Adamo che, cacciato dall’Eden, anela a rientrarvi. Si attende colui che dirà: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato» (Gv 10,9).
SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 12,4-11)
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Quando san Paolo parla della Chiesa usa sovente l’esempio del corpo umano. In esso ci sono tante membra, ogni parte è diversa dall’altra, ma tutte svolgono la loro precisa funzione, concentrate in quello che devono fare, sperando che anche le altre parti facciano la stessa cosa, in modo che alla fine il corpo sia sano, a vantaggio di tutti. Nella Chiesa lo Spirito distribuisce i suoi doni secondo un criterio suo e noi accogliamo ciò che egli ci darà: se uno ha il dono della sapienza, si accontenti e non voglia avere anche quello di fare miracoli. Così sarà facile andare tutti d’accordo, perché se il corpo è sano ci guadagnano tutti. Se ho il dono della sapienza e un mio fratello quello di fare miracoli, ne sono ben felice, perché qualche malato verrà guarito e la potenza di Dio sarà glorificata; e siccome vivo in piena comunione con il fratello guaritore, quello che importa è che il miracolo venga comunque fatto, anche se non da me. Anzi, ne sarò anche più contento, perché mi saranno risparmiate le tentazioni della vanagloria! Ciò che realmente importa è la sanità del corpo intero.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-11)
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Il primo miracolo il Signore lo fa per intercessione della Vergine Maria. Non si tratta di un caso: è una scelta precisa. Gesù obbedisce alla Madre, che vede le necessità degli uomini e le presenta al Figlio divino. Questo è il ruolo della Madonna, da quel momento fino alla fine dei tempi, è il ruolo che noi le riconosciamo continuamente ripetendo nell’Ave Maria: «Prega per noi peccatori». Non che Dio non possa fare da solo: nel Vangelo sono tanti i miracoli del Cristo compiuti in assenza della Vergine. Ma rimane il fatto che Gesù non è senza Maria e Maria non è senza Gesù: è il Signore che vuole questa intercessione materna quando, dalla croce, consegna a Giovanni, e quindi anche a noi, sua Madre: «Ecco tua Madre!» (Gv 19,27). Dal quel momento, scrive il Montfort, «andando a Gesù per Maria, la tua azione non sarà più tua, ma di Maria che opera in te, e per conseguenza sarà molto più preziosa e degna di Dio». L’acqua trasformata in vino, per l’intercessione della Vergine, è l’amore che non può mancare, simboleggia il dono dello Spirito Santo, ci rimanda al Cenacolo, dove lo Spirito scende sugli Apostoli. Dove c’è la Vergine, giunge con potenza il fuoco dello Spirito.