Seconda riflessione della quarta settimana di Quaresima
«Che cosa proviamo davanti alla Sindone? Prima di tutto un desiderio profondo e struggente della presenza di Cristo: non dei suoi “segni”, ma di lui, del Salvatore Gesù che il Padre ha mandato per amore del mondo, colui che è venuto per amore e che ha dato la propria vita, abbandonandola allo strazio, all’iniquità, alla crudeltà degli uomini.
Abbiamo bisogno di questa presenza e anche questo “segno” della Sindone ci conforta perché sembra dirci che il Signore è fedele alla sua parola: Io sono sempre con voi. Questa parola va in fondo al nostro cuore perché la promessa del Signore è consolatrice. Lo abbiamo con noi, anche se non lo vediamo (perché è assunto nella gloria), non lo sentiamo non perché non parli, ma perché siamo sordi e non riusciamo ad incontrarlo nell’immediatezza di uno scambio e di un incontro che ci colmi di consolazione e ci ravvivi.
Eccoci allora, in umiltà, a servirci del “segno”. Quanto è desiderata nel mondo la presenza di Cristo Signore! Come vorremmo dire a Cristo: Signore, che io veda, o ancora meglio: Signore che io ti veda, perché il tuo volto sia la luce della mia vita e la forza del mio cammino» (Card. Anastasio Ballestrero)
Cosa provo di fronte al mistero della Sindone? La mia fede ha bisogno di “segni”?
Ti aspetto domani mattina per continuare a riflettere insieme!