Giuseppe Moscati, il Santo medico di Napoli, amato e venerato nella sua città (di cui è uno dei protettori) così come in tutta Italia e nel mondo, è un santo che non ha bisogno di presentazioni. Le sue spoglie mortali sono custodite nella chiesa del Gesù Nuovo, nella quale egli amava raccogliersi in preghiera, nella prima cappella posta sulla sinistra vicino all’ingresso.
Simbolicamente potremmo dire che da lì Giuseppe Moscati continua a fare quello che ha sempre fatto nella sua vita di medico: prendersi cura della gente che si rivolgeva a lui, curandola nel corpo ma anche nell’anima.
La diagnosi al tenore Caruso
Proprio per questa sua profonda convinzione che l’essere umano vada considerato nell’integrità di corpo e anima, per l’epoca in cui visse, tutta intrisa di fiducia nella scienza (un po’ come la nostra), poteva apparire uno strano medico. Così Valerio Lessi lo tratteggia nel profilo biografico che ha scritto per la collana I santi del Messalino: «Giuseppe Moscati, occorre riconoscerlo con franchezza, era uno strano medico. Era certamente diverso dalla mentalità culturale dominante nelle università e negli ospedali fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, cioè la cultura del positivismo e del naturalismo scientifico. […] Il 1o agosto del 1921 lo strano medico fu chiamato all’hotel Tramontano di Sorrento, al capezzale di Enrico Caruso, il famoso tenore che con il suo bel canto aveva incantato le platee di tutto il mondo. Il cantante era da poco tornato dagli Stati Uniti in pessime condizioni di salute: gli era stato diagnosticata una pleurite purulenta ed era stato pure operato, ma la salute non era migliorata. A Sorrento la moglie Dorothy, che pure era medico, chiamò a consulto alcuni luminari, fra cui Moscati. Il professore lo visito accuratamente, fece domande, praticò anche un’iniezione esplorativa, da cui uscì del pus. Moscati disse subito qual era il problema: “Ascesso subfrenico”. Nessuno dei medici fino a quel momento aveva preso in considerazione questa ipotesi. Tuttavia, lo “strano” professor Moscati non si limitò al referto medico: “Voi avete consultato tutti i medici, ma non avete consultato Gesù Cristo”. Caruso capitolò immediatamente: “Professore, fate quello che volete”. Fu chiamato un sacerdote e Caruso ricevette i sacramenti. Il cantante morì il giorno dopo a Napoli, mentre era in viaggio per raggiungere Roma».
… Sembrava che qualcuno lo guidasse
A volte sembrava che, nel suo modo di curare e diagnosticare, Moscati avesse un “filo diretto” con il cielo: «Dava davvero l’impressione che Qualcuno lo guidasse. Suor Salzano, di Casoria, raccontò che nel 1921 chiese a Moscati un rimedio per un disturbo leggero di cui soffriva. Il dottore, come in sovrappensiero, rispose: “Verrò di persona a Casoria”. “Come, uno spostamento per un malanno da poco?”, si chiese fra sé la religiosa. Moscati andò e rivide anche un’altra suora alla quale due anni prima aveva preannunciato il formarsi di un tumore. Rivedendola e visitandola, diagnosticò un tumore addominale e l’esigenza di un immediato intervento chirurgico. Andò anche lui in sala operatoria, insieme al dottor Leopoldo Risso, chirurgo di chiara fama. L’operazione si presentò difficilissima e, a un certo punto, Risso disse che non avrebbe proseguito perché il tumore era molto impigliato e la riuscita del taglio appariva incerta. Moscati reagì: “In nome di Dio, proseguite, è un’anima consacrata a Lui, certamente Egli l’assisterà”. L’intervento riuscì benissimo e la suora guarì dal tumore».
I miracoli che portarono Moscati agli onori degli altari
Se tutto questo parla già di cielo, «due furono i miracoli riconosciuti per la beatificazione. Il primo avvenne nel 1941 e riguardò il giovane Raffaele Perrotta che all’improvviso si ammalò di meningite cerebrospinale meningococcica. Era considerato spacciato, la madre mise l’immagine di Moscati sotto il cuscino e cominciò a pregare. Nel giro di poche ore il ragazzo guarì. In seguito si sposò ed ebbe sei figli, il 16 novembre 1975 era in piazza san Pietro per la beatificazione del professore.
Il secondo miracolo beneficò un giovane maresciallo, Costantino Nazzaro, di Avellino, che contrasse una malattia rarissima e dall’esito certamente infausto: il morbo di Addison. Un giorno il giovane entrò nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli e si accodò alla piccola folla di persone che pregava sulla tomba del medico. Lui e la sua famiglia chiesero la grazia della guarigione. Dopo qualche mese, sognò il professor Moscati che lo operava, sostituendo le parti malate del corpo con tessuti sani. Inoltre il dottore gli disse di non assumere più medicine. Al risveglio si trovò completamente guarito, con i medici che non seppero dare alcuna spiegazione scientifica.
Anche il terzo miracolo, avvenuto nel 1978, riguardò un giovane e avvenne grazie a un sogno. Giuseppe Montefusco, di Somma Vesuviana, si ammalò di leucemia acuta mieloblastica. I medici sentenziarono che il male lo avrebbe presto portato alla morte. Una notte, la madre, che era disperata per la sorte del figlio, sognò l’immagine di un medico in camice bianco a cui tutti portavano offerte e pure lei donava duemila lire. L’indomani la donna andò a riferire il sogno al parroco, il quale le disse che certamente si trattava del dottor Moscati, venerato come beato nella Chiesa del Gesù Nuovo. La mamma di Giuseppe andò e rimase stupita quando scoprì che il medico del sogno era proprio quello. Volle acquistare una copia del quadro con l’immagine. Quanto costava? Duemila lire. Lo portò a casa e tutti in famiglia, compreso il giovane all’ospedale, cominciarono a invocare Giuseppe Moscati. Nel girò di un mese guarì completamente; in modo inspiegabile, stabilirono i medici. Questo miracolo, riconosciuto dalla Chiesa, portò alla canonizzazione del professore che fu proclamato santo il 25 ottobre 1987 in piazza san Pietro, al termine del Sinodo dedicato alla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo».
Continuiamo a rivolgerci con fiducia al medico santo, avviciniamoci alla sua figura, alla sua storia e preghiamo.
Puoi scaricare inoltre un estratto dal profilo scritto da Valerio Lessi per I santi del Messalino che ci fa conoscere Moscati come medico dei poveri: nel suo studio infatti c’era una scritta: «Chi può metta qualcosa, chi ha bisogno prenda».
Trovi infine una preghiera per chiedere l’intercessione del santo medico.
Per ottenere la guarigione da una malattia
O medico santo e compassionevole,
san Giuseppe Moscati,
nessuno più di te
conosce la mia ansia
in questi momenti di sofferenza.
Con la tua intercessione
sostienimi nel sopportare il dolore,
illumina i medici che mi curano,
rendi efficaci i farmaci
che mi prescrivono.
Fa’ che presto, guarito nel corpo
e sereno nello spirito,
possa riprendere il mio lavoro
e dare gioia a coloro che vivono con me.
Mi confortano le tue parole
scritte a un amico ammalato:
«Voglio ancora animare
la vostra speranza
e trasformarla in sicurezza, guarirete!
Iddio poi vi domanderà conto
della vita che vi donerà».
Guarito, voglio sempre lodare il Signore.
Amen.