La solennità della Risurrezione del Signore si celebrerà il 4 aprile e per il secondo anno consecutivo i riti della Settimana Santa saranno condizionati dalle norme per contenere la pandemia.
Il dramma del Covid-19 ha portato molti cambiamenti anche al consueto modo di celebrare la liturgia e la Conferenza Episcopale Italiana martedì 23 febbraio scorso ha pubblicato gli “Orientamenti per la Settimana Santa 2021”, in cui ha offerto precise indicazioni per le celebrazioni di questo momento centrale dell’anno liturgico, dando concreti indirizzi per l’attuazione delle linee guida offerte dalla “Nota ai Vescovi e alle Conferenze Episcopali circa le celebrazioni della Settimana Santa 2021” emanata in data 17 febbraio 2021 dalla Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti a firma del prefetto, il cardinale Robert Sarah, e del segretario, l’arcivescovo Arthur Roche, inviata ai vescovi.
Nel testo si ricorda che «in molti Paesi sono ancora in vigore rigide condizioni di chiusura che rendono impossibile la presenza dei fedeli in chiesa, mentre in altri si sta riprendendo una più normale vita cultuale». I vescovi sono perciò chiamati a prendere decisioni prudenti affinché le celebrazioni liturgiche possano svolgersi con frutto per il popolo di Dio e per il bene delle anime a loro affidate, nel rispetto della salvaguardia della salute e di quanto prescritto dalle autorità responsabili del bene comune.
Resta valido il Decreto del 25 marzo 2020, emesso su mandato di papa Francesco. Valgono dunque le indicazioni dello scorso anno per le celebrazioni della Domenica delle Palme, del Giovedì Santo, del Venerdì Santo e della Veglia Pasquale e i fedeli vi potranno partecipare. Lo scorso anno, invece, non è stato possibile assistere personalmente ai riti a motivo del lockdown che ha fermato il Paese per oltre due mesi.
I vincoli del Protocollo di maggio 2020
Da maggio dello scorso anno la presenza dei fedeli, seppur con limitazioni e obblighi, è permessa durante le celebrazioni, in base al Protocollo stipulato con il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell’Interno il 7 maggio 2020 e integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico. La nota della Conferenza episcopale, ricordando appunto che il popolo può partecipare in presenza alla Messa, esorta che tale presenza avvenga anche durante i riti della Settimana Santa «nel rispetto dei decreti governativi riguardanti gli spostamenti sul territorio e delle misure precauzionali». Anche la possibile presenza del regime di coprifuoco – che ha già inciso per esempio sull’orario di celebrazione della Messa della Notte di Natale – dovrà essere tenuto in considerazione nel fissare l’ora delle celebrazioni in questione.
Ovviamente per queste Messe particolari non è pensabile una loro ripetizione nell’arco della giornata. Anche per questo, essendoci comunque delle limitazioni di posti nelle chiese, la Nota della presidenza Cei parla della possibilità di ricorrere all’uso dei social media, «solo dove strettamente necessario o realmente utile».
I social media e i sussidi
Nella nota si afferma che «l’uso dei social media ha molto aiutato i pastori a offrire sostegno e vicinanza alle loro comunità durante la pandemia». Raccomanda con forza la Nota, «l’eventuale ripresa in streaming delle celebrazioni sia in diretta e mai in differita e venga particolarmente curata nel rispetto della dignità del rito liturgico». Anche per questo si preferisce che la «diffusione mediatica» dei riti della Settimana Santa riguardi in particolare «le celebrazioni presiedute dal vescovo, incoraggiando i fedeli impossibilitati a frequentare la propria chiesa a seguire le celebrazioni diocesane come segno di unità». In tutte le celebrazioni, di concerto con la Conferenza Episcopale, occorre poi «prestare attenzione ad alcuni momenti e gesti particolari, nel rispetto delle esigenze sanitarie».
Domenica delle Palme
Per la Domenica delle Palme, la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata con la seconda forma prevista dal Messale Romano. Si evitino assembramenti dei fedeli; i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé; in nessun modo ci sia consegna o scambio di rami. Dove si ritiene opportuno si utilizzi la terza forma del Messale Romano, che commemora in forma semplice l’ingresso del Signore in Gerusalemme.
Messa Crismale
La Messa crismale sia celebrata la mattina del Giovedì Santo o, secondo la consuetudine in alcune Diocesi, il mercoledì pomeriggio. Qualora fosse impedita «una significativa rappresentanza di pastori, ministri e fedeli», il Vescovo diocesano valuti la possibilità di spostarla in un altro giorno, entro il tempo di Pasqua.
Messa in Coena Domini
Il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore” sia omessa la lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione, il Santissimo Sacramento potrà essere portato, come previsto dal rito, nel luogo della reposizione in una cappella della chiesa dove ci si potrà fermare in adorazione, nel rispetto delle norme per la pandemia, dell’eventuale coprifuoco ed evitando lo spostamento tra chiese al di là della propria parrocchia.
Azione liturgica del Venerdì Santo
Il Venerdì Santo, riprendendo l’indicazione del Messale Romano («In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione», n. 12), il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione «per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti». L’atto di adorazione della Croce mediante il bacio sia limitato al solo presidente della celebrazione.
Veglia Pasquale
La Veglia pasquale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito, in orario compatibile con l’eventuale coprifuoco.
In tutte le celebrazioni, di concerto con la Conferenza Episcopale, occorre «prestare attenzione ad alcuni momenti e gesti particolari, nel rispetto delle esigenze sanitarie». Si incoraggia anche «la preparazione di adatti sussidi per la preghiera in famiglia e personale, valorizzando anche alcune parti della Liturgia delle Ore».
Infine, ai vescovi viene lasciato il compito di «offrire indicazioni convenienti» riguardo alle «espressioni della pietà popolare e le processioni».
La Nota della Cei precisa che queste decisioni «sono state prese al fine di assicurare che i santi misteri siano celebrati nel modo più efficace possibile per le nostre comunità, nel rispetto del bene comune e della salute pubblica».