Il cero pasquale segno di Cristo Risorto

Il cero pasquale segno di Cristo Risorto

CERO PASQUALE

Il cristianesimo, come tutte le religioni, si serve di simboli per significare realtà alte e profonde. Una delle celebrazioni che ne è più ricca è la Veglia Pasquale: è la celebrazione più importante dell’anno liturgico e si svolge la notte del Sabato Santo. È costituita da quattro parti fondamentali: la liturgia della luce, la liturgia della Parola, la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica. Qui vogliamo soffermarci sulla liturgia della luce che al suo interno vede la presenza del fuoco e del cero pasquale.

Qual è il significato del fuoco?

La veglia si apre con il braciere che arde fuori della chiesa. Il fuoco significa che nel buio della notte la luce trionfa sulle tenebre, il calore sul freddo, la vita sulla morte. La preghiera che ne accompagna la benedizione è molto significativa: «O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, benedici questo fuoco nuovo, fa’ che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo, e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno».

Il celebrante, mentre i fedeli gli sono riuniti intorno, accende il cero pasquale al fuoco nuovo.

Qual è il significato del Cero Pasquale?

Cristo, con la sua risurrezione, strappa l’uomo dall’oscurità del male e della morte. Il cero pasquale è il segno del Cristo risorto luce vera del mondo che illumina ogni uomo; è la luce della vita che impedisce di camminare nelle tenebre.

Questa luce è:
• speranza e fede in Cristo;
• compimento della promessa di una vita illuminata dal bagliore di Dio che guida e conduce gli uomini verso la salvezza;
segno della vita nuova in Cristo che, strappando i peccatori dalle tenebre, li fa entrare con i santi nel regno della luce.

Il Figlio di Dio, con la sua passione e la sua risurrezione, dona all’uomo una nuova speranza mantenendo la promessa fatta: la sconfitta definitiva del male e della morte e il trionfo della luce di Dio sulle tenebre.
Accendendo ogni anno il cero pasquale il suo significato si rinnova e rianima il cuore degli uomini alla speranza. Tutta la comunità festante si riunisce intorno al cero pasquale, il Cristo risorto, vincitore sul peccato e sulla morte.
La sua luce dirada le tenebre della chiesa e guida l’assemblea che entra processionalmente in essa, come i figli di Israele erano guidati di notte dalla colonna di fuoco, così i cristiani a loro volta seguono il Cristo che risorge.
Alla fiamma del cero vengono accese le candele per la rinnovazione delle promesse battesimali nel corso della Veglia pasquale e, nel corso dell’anno liturgico, le candele che vengono consegnate dopo l’amministrazione del sacramento del battesimo, come segno della luce di Cristo che sempre deve ardere nel cuore dei fedeli.
Proprio perché segno della luce splendente di Cristo risorto, nel corso della Veglia pasquale il cero pasquale viene incensato con tre colpi del turibolo, proprio come si incensano: il Santissimo Sacramento, la reliquia della santa Croce e le immagini del Signore esposte alla pubblica venerazione, le offerte per il sacrificio della Messa, la croce dell’altare, l’Evangeliario, il sacerdote e il popolo

Il cero pasquale deve essere decorato con simboli precisi?

Sì, il cero pasquale, pur cambiando ogni anno, e lasciando spazio alla fantasia dei fedeli-artisti che si prodigano per realizzarlo, deve avere sempre alcuni segni caratteristici:
La prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco: alfa e omega. Esse significano che Gesù Cristo è il principio e la fine di ogni cosa.
L’anno: al centro del cero è posta una croce che riporta l’anno in corso; questa indicazione sta a significare che il Risorto è padrone e signore del tempo, della storia e di tutta l’eternità.
Cinque grani di incenso e una croce: nel il rito dell’accensione, il celebrante prende cinque grani d’incenso e li conficca alle quattro estremità e al centro della croce disegnata, a simboleggiare le cinque piaghe gloriose di Cristo, delle mani, dei piedi e del costato.
L’immagine dell’Agnello: immagine del Risorto vincitore sulla morte, indica la vita perfetta in Cristo; meta e via per ogni discepolo.

Qual è il materiale più idoneo per il cero pasquale?

Nel 1988 la Congregazione per il Culto divino, nella lettera Paschalis sollemnitatis sottolineò che: «Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo».
Nel canto del Preconio pasquale sono frequenti i richiami alla liturgia della luce e al cero pasquale nella sua vera materia di cera d’api, non di plastica:

In questa notte di grazia
accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api,
simbolo della nuova luce.

Il cero pasquale deve essere realizzato con cera d’api, un materiale naturale che viene utilizzato da secoli per tutte le candele che illuminano le celebrazioni liturgiche.
La cera d’api è un materiale nobile e al tempo stesso molto versatile. Quando un cero viene acceso emana un dolce aroma di miele che, insieme alla sua luce calda, favorisce la preghiera e il raccoglimento. È, quindi, importante che ogni anno le comunità parrocchiali preparino con cura il loro cero, senza ricorrere a finti ceri di plastica con una candela dentro. Nelle celebrazioni tutto deve essere vero: i fedeli, il canto, le preghiere, l’arredo, i fiori…

Qual è il luogo designato al cero pasquale?

Il luogo previsto dalla liturgia per posizionare il cero pasquale ci viene spiegato chiaramente nel Messale Romano: «Il cero pasquale, da collocare presso l’ambone o vicino all’altare, rimanga acceso almeno in tutte le celebrazioni liturgiche più solenni del tempo pasquale, sia nella Messa, sia a Lodi e Vespri, fino alla domenica di Pentecoste. Dopo di questa il cero viene conservato con il dovuto onore nel battistero, per accendere alla sua fiamma le candele dei neobattezzati nella celebrazione del Battesimo. Nella celebrazione delle esequie il cero pasquale sia collocato accanto al feretro, ad indicare che la morte è per il cristiano la sua vera Pasqua. Non si accenda il cero pasquale fuori del tempo di Pasqua né venga conservato nel presbiterio» (cfr. Messale Romano, Domenica di Pentecoste, rubrica finale; Rito del battesimo dei bambini, Iniziazione cristiana, Norme generali, 25).
Il cero viene collocato accanto all’ambone o all’altare perché sono due luoghi pasquali: l’ambone è lo spazio liturgico che simboleggia il sepolcro vuoto, pietra da cui il Maestro risorto parla e insegna alla sua Chiesa (cfr. Sacrosanctum concilium, 7); anche l’altare è segno di Cristo, roccia da cui scaturiscono i fiumi della grazia che disseta, santifica e salva, trono dell’Agnello immolato, mensa del sacrificio e del banchetto divino dell’Agnello, viva memoria del Calvario e del Cristo morto, sepolto e risorto.

La sera di Pentecoste, quindi, con i secondi vespri si conclude il tempo pasquale e il cero si pone presso il battistero, lì, dove i fedeli entrano nella morte e nella risurrezione di Cristo.
Il Battesimo è la Pasqua del cristiano, come anche la morte; per questo, nelle esequie, si colloca il cero accanto alla bara. Questa Pasqua, già reale, sarà manifesta e definitiva con la risurrezione dei corpi e il cero indica proprio questa meravigliosa realtà che ci attende. Ogni volta che vediamo ardere il cero pasquale ricordiamo che Cristo è risorto, che la sua luce illumina tutte le nostre tenebre, che la sua vita vivifica tutte le nostre morti, che la sua vittoria rende preziosa ogni nostra presunta sconfitta, che Lui c’è, è presente nelle trame lisce o ruvide della nostra vita e ci tiene per mano mentre camminiamo verso la costruzione del suo Regno.

Il cero pasquale segno di Cristo Risorto

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