Il miracolo di Bolsena: una finestra sull’Eucaristia attraverso l’arte di Raffaello

Il miracolo di Bolsena: una finestra sull’Eucaristia attraverso l’arte di Raffaello

Messa di Bolsena - Raffaello

Continua la collaborazione tra don Alessio Fucile, esperto di arte, e il blog Shalom. Don Alessio ci guiderà per approfondire i momenti più importanti dell’anno liturgico attraverso delle bellissime opere d’arte che, oltre a suscitare in noi meraviglia per il loro splendore, possono aiutarci a comprendere meglio le Sacre Scritture e il messaggio di Gesù.

Don Alessio presenta oggi l’affresco “La Messa di Bolsenza” di Raffaello, che si può ammirare nella Stanza di Eliodoro in Vaticano.

Il dubbio e la fede: il viaggio di un sacerdote verso la verità 

L’evento narra di un sacerdote boemo, Pietro da Praga, che, dubitando della reale presenza di Gesù nell’Eucaristia, intraprese un pellegrinaggio a Roma per placare il suo tormento interiore. Durante il viaggio, si fermò a Bolsena e chiese di celebrare la messa nella grotta di Santa Cristina. Al momento dello spezzare l’ostia, dal pane cominciò a sgorgare sangue, macchiando il corporale e i paramenti del sacerdote, con alcune gocce che caddero persino sul pavimento. Il prete tentò di nascondere l’accaduto, ma invano. I fedeli presenti assistettero e proclamarono il miracolo. Il corporale fu trasportato a Orvieto, dove all’epoca risiedeva Papa Urbano IV, che in ricordo dell’evento istituì la festa del Corpus Domini. I testi per la celebrazione furono composti da San Tommaso d’Aquino. Il Duomo di Orvieto fu eretto per custodire il corporale, e la sua facciata riflette la forma del reliquiario che lo contiene.
Il prodigioso evento rafforzò la fede incerta del sacerdote: Gesù, realmente presente nel pane e nel vino consacrati, confermò la sua promessa: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Raffaello Sanzio: maestro dell’Arte e narratore della fede 

Raffaello ha rappresentato l’evento con maestria ingegnosa. Ha sfruttato l’ostacolo della finestra come base per la scena. Il sacerdote, vestito con paramenti verdi che indicano il tempo ordinario in cui avvenne il miracolo, osserva stupito il miracolo che si compie nelle sue mani, sopra l’altare a righe dorate. Nel suo cuore potrebbero essere risuonate le parole di Gesù: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda».

I fedeli presenti reagiscono con fervore al miracolo, in linea con il linguaggio espressivo di Raffaello, che utilizza movimento e coinvolgimento emotivo. Originale è il movimento della fiamma delle candele tenute dai ministranti, simboli della fede che illumina il cammino degli uomini.

Personaggi e simboli

I due personaggi posti dietro al celebrante esprimono l’approccio umano di fronte al mistero e al miracolo. Discutono animatamente: uno appare dubbioso, mentre l’altro, con la mano tesa, sembra esortarlo: «Guarda, non vedi tu stesso?».
Papa Giulio II, figura anacronistica rispetto all’evento, è raffigurato inginocchiato e appoggiato su un grande cuscino in adorazione davanti all’ostia sanguinante. La lunga barba del papa allude a un voto fatto fino a quando non avesse liberato la penisola italiana dagli stranieri. Sullo sfondo, quattro cardinali: Leonardo Grosso della Rovere, Raffaele Riario, Tommaso Riario e Agostino Spinola. Anche i sediari partecipano alla messa, inginocchiati in adorazione.

L’Eucaristia: cuore della scena e fulcro della fede 

L’Eucaristia è al centro della scena e attira quasi tutti gli sguardi. Solo un bambino e uno dei sediari guardano verso lo spettatore. Il bambino, simbolo della fede pura, invita a credere e fidarsi di Gesù, che si fa piccolo e debole, fino al punto di rendersi presente in un pezzo di pane. Il bambino crede senza esitazione, affidandosi a chi ne sa più di lui. Gesù disse: «Se non vi convertite e non diventate come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli». Chi crede si affida all’amore di Dio come i piccoli si affidano alle cure della madre. Il sediario che si rivolge allo spettatore sembra chiedere: «E tu, ci credi?».
L’Incarnazione e l’Eucaristia sono manifestazioni dell’amore di Dio, che si dona. Il sacrificio sulla croce e quello sull’altare sono un unico sacrificio, un dono di sé che raggiunge l’umanità intera nel tempo e nello spazio. È la storia di un Dio che cerca modi sempre nuovi per entrare in comunione con i suoi figli. Sembra dire: «Vi ho creati, vi ho dato tutto il mio amore, vi ho guidato, offerto il mio sostegno: dove siete, dove è la vostra risposta, dove il vostro amore? Cosa altro devo fare per voi? Non mi arrenderò, continuerò a cercarvi». Grazie per la tua attenzione.


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