Ivan Nikolaevič Kramskoj, il pittore dei sentimenti, e il suo “Cristo nel deserto”

Ivan Nikolaevič Kramskoj, il pittore dei sentimenti, e il suo “Cristo nel deserto”

Cristo nel deserto

Continua la collaborazione tra don Alessio Fucile, esperto di arte, e il blog Shalom. Don Alessio ci guiderà per approfondire i momenti più importanti dell’anno liturgico attraverso delle bellissime opere d’arte che, oltre a suscitare in noi meraviglia per il loro splendore, possono aiutarci a comprendere meglio le Sacre Scritture e il messaggio di Gesù.

Don Alessio presenta oggi “Cristo nel deserto”, che si può ammirare alla Galleria Tret’jakov di Mosca, episodio che l’evangelista Marco narra nel Vangelo di domani.

Autoritratto di Ivan Kramskoj

Chi era Kramskoj

Ivan Nikolaevič Kramskoj è dei più importanti pittori russi del XIX secolo. Fu il fondatore di un gruppo di pittori realisti anti-accademici, detti itineranti, il cui obiettivo era la democratizzazione dell’arte e la sua diffusione nelle campagne. Kramskoj fu un grande ritrattista, soprattutto perché riuscì a esplorare i profondi e oscuri anfratti psicologici dei suoi personaggi.

“Cristo nel deserto”, il capolavoro di Kramskoj

Il suo celebre capolavoro, “Cristo nel deserto”, rappresenta uno dei momenti più elevati dell’intera arte russa. Il quadro ha un obiettivo preciso: umanizzare la figura di Gesù. Il suo abito rosso indica la sua natura umana, il mantello blu quella divina. Gesù è quindi uomo e, come tale, soffre. Il suo volto è una delle icone artistiche più riuscite del dolore e della fatica. Profonde e lunghe rughe solcano il suo viso e rivelano i suoi pensieri angoscianti. Seduto su una roccia, immerso in un paesaggio arido, desolato, improduttivo, fissa il vuoto e stringe forte le mani, segno della lotta e della sua forza di volontà. Non c’è azione, ma è visibile la vita dello spirito e il potere del pensiero.

Le tentazioni di Gesù nel deserto

Gesù è al limite delle sue possibilità, deve ricorrere alle sue ultime energie psico-fisiche per poter resistere al digiuno e alle tentazioni. I suoi piedi sono feriti. Il testo evangelico dice: «Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame» (Mt 4,2). In una situazione limite, dopo un digiuno spaventoso, «Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: “Se tu sei il figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane”» (Mt 4,3).
È la tentazione in cui tutto deve soddisfarmi, i miei appetiti diventano legge. È triste la situazione di persone schiave, dipendenti dai loro appetiti insaziabili. Tutto deve diventare appagante. Destinati all’insoddisfazione crescente, alla frustrazione perché le cose non sono in funzione del nostro bisogno ma sono se stesse, non possiamo violare la realtà delle cose. Gesù risponde: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). È interessante che Gesù alla forza della fame non oppone il digiuno, ma un cibo migliore. Non di solo pane si vive, cioè c’è qualcosa di più appagante: Dio Padre che parla, entra in relazione con me. Questo dà sapore alla vita, di ciò c’è veramente bisogno per realizzarsi.
Ha rifiutato le lusinghiere proposte del diavolo, ma quanto gli è costato! Sembra sentire ancora rimbombare nelle sue orecchie screpolate, spellate dal sole, le parole invitanti di Satana. Il suo volto straziato, deformato dalle sofferenze, tradisce una devastante lotta interiore tuttora in atto. Cristo è un uomo e, come tale, non può restare indifferente a simili tentazioni. Il suo rifiuto rivela delle priorità da cui si lascia guidare.

Le nostre tentazioni oggi

Chi è fedele alle priorità ha un’identità, sa dire dei no. Altrimenti il rischio è che viva a pezzi, disperso. L’obbedienza alle priorità è intessuta di atti ordinati che nascono da punti fermi, eliminano perdite di tempo e lasciano spazio a ciò che veramente serve. Ci sono priorità che vanno assunte costi quel che costi. Mettiti alla presenza di Dio, come Gesù nel deserto, e chiedigli ciò che deve stare prima nella tua vita e per il resto lascia tranquillamente perdere.


Osserva il Cristo del dipinto: anche lui deve affrontare, come uomo, le prove, la solitudine, la paura di non farcela, la tentazione della fuga e dell’abbandono. Il suo volto però incarna l’immagine della forza interiore e ti insegna ad affrontare le situazioni difficili della vita quotidiana. Dopo altri tentativi del demonio, Gesù risponde: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Mt 4, 10). Solo il tuo creatore, solo il Padre celeste si merita la tua intimità. La parola adorare dal greco significa avvicinare alla bocca, baciare. Fidati di lui, inchinati a lui e mai ad altro. Solo lui ti conosce nell’intimo perché ti ha fatto e sa cosa c’è nel profondo del tuo cuore.

Un’ultima nota: sullo sfondo si nota l’alba di un nuovo giorno. La vittoria di Gesù sulla tentazione è garanzia della nostra. Egli ha combattuto e ha vinto perché anche noi potessimo vincere.


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