La storia di Cecilia Sametti. Cosa c’entra con me?

La storia di Cecilia Sametti. Cosa c’entra con me?

Cecilia Sametti

In questo articolo, tratto dal blog testimoni-ando.blogspot.com, Emilia Flocchini ci presenta Cecilia Sametti, una ragazza, morta ad appena 16 anni, che ha lottato con fede contro un tumore per poi capire che il suo posto era sotto la croce, con Maria.
Che cosa c’entra con me?, si chiede Emilia e potremmo chiederci anche noi… Scopriamolo!

Chi è?

Cecilia Sametti nacque a Roma il 22 novembre 1993, seconda dei sette figli di Paolo Sametti e di sua moglie Lucia, i quali furono tra le prime coppie di sposi a far parte della Comunità Casa di Maria, fondata da don Giacomo Martinelli e Nicoletta Reschini.


9 Gennaio 1994, San Pietro. Cecilia è l’unica bambina della Casa di Maria battezzata dal Santo Padre Giovanni Paolo II.


Nel 1995, dopo i primi anni, o meglio mesi, trascorsi nella casa di Moricone e nella casa centrale della Comunità a Roma, si trasferì con i genitori a Fatima in Portogallo, perché i suoi genitori erano stati chiamati a fondare la Casa di Maria per l’accoglienza dei pellegrini nel santuario di Nostra Signora di Fatima.
Nell’ottobre 2002 le comparve un rigonfiamento sospetto sul gluteo sinistro, che non accennava a riassorbirsi. Ricoverata al pronto soccorso di Leiria, quindi all’ospedale pediatrico di Coimbra, ricevette la diagnosi: aveva un rabdomiosarcoma. Dopo la prima sessione di radioterapia, venne considerata guarita.
L’11 novembre 2003, mentre si trovava a scuola, Cecilia ebbe i segnali della prima recidiva, a cui ne seguirono altre quattro. Mentre seguiva le cure, ricoverata frequentemente, la bambina era accompagnata dalla preghiera di tutta la sua Comunità.
Nel 2008, durante una preghiera comunitaria al Centro Educativo Giovanni Paolo II di Roma, venne udita chiedere la grazia di poter stare, come la Madonna, ai piedi della croce.
Nel luglio 2009, visto che gli esami clinici non evidenziavano grossi problemi, Cecilia partì per il ritiro dei ragazzi della Casa di Maria, al santuario di Notre Dame de la Garaison, presso Tarbes, quindi non lontano da Lourdes. Tuttavia, nuovi dolori la costrinsero a tornare a Fatima e a essere ancora ricoverata in ospedale a Coimbra.
Il 26 agosto, rivolta a quanti la circondavano, cominciò un lungo discorso, nel quale ringraziava Dio, chiedeva perdono alle infermiere e invitava a non piangere troppo per la sua scomparsa, perché lei, insieme alla Madonna, non li avrebbe abbandonati. Quindi, nelle mani di don Giacomo, professò i voti come Figlia della Croce. Due giorni dopo, la mattina del 28 agosto 2009, il suo cuore smise di battere.

Cosa c’entra con me?

Il 23 marzo 2022, come spesso mi accade, stavo consultando il sito Libreria del Santo, per vedere se ci fosse qualche nuova uscita editoriale che potesse interessarmi. Ho quasi subito visto il titolo Il cielo di Cecilia e ho cercato altre informazioni: dall’anteprima presente sul sito dell’editore ho ricavato che lei era membro della Comunità Casa di Maria.
Quella ragazza mi era parsa bella, ma come un fiore di serra. In fin dei conti, era cresciuta protetta dalla sua Comunità e non aveva fatto scuole esterne dalla quinta elementare in poi, quindi, forse, poteva non apparire un esempio tanto immediato da presentare.
Tuttavia, ho presto azzittito il mio “promotore di giustizia interno”, ripensando al fatto che anche Cecilia aveva le sue passioni e i suoi interessi: ad esempio, amava molto i romanzi fantasy o di avventura, oltre alle vite dei santi, e i film come quelli della saga de Il Signore degli Anelli. Quando stava meglio, poi, si lanciava in giochi tranquilli insieme ai fratelli o agli altri bambini della Casa; di certo, non stava mai in ozio.
Quanto agli aspetti in cui la sento simile a me, il principale è l’interesse per le vicende sante, tanto da sentirle parte del proprio vissuto. Ovviamente Cecilia aveva ben presente quelle dei pastorelli di Fatima, che potrei definire suoi vicini di casa, ma è stato ricordato anche il suo pellegrinaggio a Balasar: nel raccontare quel che aveva visto, ha riferito l’amico Massimiliano, appariva come se avesse conosciuto personalmente la Beata Alexandrina Maria Da Costa, che proprio lì aveva vissuto e sigillato l’offerta della propria vita e della sofferenza fisica.

Il suo Vangelo

Per quel che ho capito, la vita di Cecilia mi è parsa il frutto di un lavoro interiore, che l’ha condotta a diventare, da bambina distratta e un po’ svagata, un’adolescente riflessiva, amante del silenzio, obbediente ai più grandi della Casa di Maria, nonché ai fondatori. In lei ho letto un grandissimo bisogno di comunione e di amicizie autentiche, come quella con Maddalena, la sua amica del cuore. Non poter frequentare il Centro Educativo fu per lei come una coltellata – così la definì in una delle ultime telefonate a Nicoletta – quindi provava una gioia enorme nelle rare occasioni in cui poteva passare di lì.

Aveva poi un effetto catalizzatore sui bambini più piccoli: insegnava loro a pregare, a cantare, a non stare mai senza fare nulla; all’occorrenza li richiamava, perfino.
Dalla preghiera affermava di ricevere forza e luce, che a sua volta consegnava agli altri, spesso meravigliandoli; i medici di Coimbra, ad esempio, la consideravano una piccola lottatrice. Avvenne così anche nei suoi ultimi due giorni di vita, specie in quel discorso che oggi viene considerato il suo testamento spirituale.
Poco prima, durante il ritiro a Notre Dame de la Garaison nel luglio 2009, aveva composto una preghiera nella quale ringraziava la Madonna perché, attraverso la malattia, l’aveva aiutata a comprendere la propria vocazione, il valore e il senso della vita e quanto fosse importante la sua amicizia con Gesù. Concludeva scrivendo:
«Togli o Madre tutta la sporcizia che non ti piace, voglio abbandonarmi nelle tue mani; conducimi dove vuoi. Non voglio più disobbedirti perché questo ti causa dolore. Io voglio stare con te, la cosa più bella che ho sperimentato è sentirsi tanto amati da te!! Amen».
La Comunità Casa di Maria continua a ricordarla in questi anni dalla sua morte e a sentirla vicina, proprio come lei aveva promesso nel suo estremo commiato.

La vita di Cecilia ha qualcosa da dirci nella misura in cui ci insegna che anche nella sofferenza c’è luce, che anche nel dolore c’è un senso, se ci si sforza di vivere uniti a Gesù e a Maria, sotto la croce.


La storia di Cecilia Sametti. Cosa c’entra con me?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su
Le tue preferenze cookie

Questo sito web utilizza i cookie

Utilizziamo i cookies per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi. Acconsenta ai nostri cookies se continua ad utilizzare il nostro sito web.

Salva
Rifiuta