Liturgia del giorno: 24 giugno 2023

Liturgia del giorno: 24 giugno 2023

Natività di san Giovanni Battista

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2023

Natività di san Giovanni Battista (s)
propria


Alla Messa vespertina nella vigilia

PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Geremìa (Ger 1,4-10)
Nei giorni del re Giosìa mi fu rivolta questa parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca. Vedi, oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare». – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Dio conferisce al profeta Geremìa una grande missione, quella di avere autorità e di essere «profeta delle nazioni». Tale esercizio gli procurerà numerosi guai, ma proprio per fortificarlo il Signore rivela a Geremìa una cosa che egli non sa né può immaginare: quella di essere stato consacrato a lui mentre era ancora nel ventre materno, quando egli non aveva altro pensiero che quello di nutrirsi e di crescere in pace. Tale rassicurazione è di grande importanza e sarà utile al profeta anche in seguito, proprio nei momenti delle persecuzioni e nei momenti di scoraggiamento. Quando ci sembra di soccombere sotto il peso della prova, il pensiero di essere stati consacrati fin dall’inizio, di avere Dio dalla nostra parte, di avere ricevuto direttamente da lui l’ordine di fare quello che stiamo facendo, ci dà una grande forza. Noi possiamo dire la stessa cosa riguardo al Battesimo che abbiamo ricevuto: non siamo mai soli e Dio ci assicura sempre la sua presenza. «Quando siamo con Dio, anche se siamo in minoranza, siamo sempre in maggioranza», disse una volta il cardinale Angelo Comastri.


SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1Pt 1,8-12)
Carissimi, voi amate Gesù Cristo, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime. Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che preannunciavano la grazia a voi destinata; essi cercavano di sapere quale momento o quali circostanze indicasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che le avrebbero seguite. A loro fu rivelato che, non per se stessi, ma per voi erano servitori di quelle cose che ora vi sono annunciate per mezzo di coloro che vi hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo, mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Pietro consola i cristiani lontani, che subiscono prove e persecuzioni, dicendo loro che tutte le antiche profezie si stanno avverando per loro proprio in quel momento. Gli antichi profeti infatti avevano annunciato le sofferenze del futuro Messia dicendo chiaramente che, attraverso le prove del Cristo e la sua fedeltà al Padre, tutti i credenti sarebbero stati giustificati e salvati. Questa salvezza è sempre presente nella santa Messa, perché Gesù ha assicurato: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Quindi non c’è persecuzione che non possa essere vissuta con coraggio e fortezza, proprio perché Gesù è presente. E la gloria che deriva dalla fedeltà è talmente splendente, che gli angeli stessi ne sono meravigliati. Il centro dell’annuncio del primo Papa è dunque di grande consolazione: il momento che i cristiani vivono, pur nelle persecuzioni, è glorioso, perché essi sono Corpo di Cristo e Cristo stesso vive in loro la sua stessa morte e risurrezione. Nel commentare tale passo, Kierkegaard scrive: «L’essenza del cristianesimo è, da cima a fondo, lo scandalo del divino».


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,5-17)
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

All’inizio del Vangelo ci sono due apparizioni angeliche: una che annuncia la nascita di Giovanni Battista e l’altra quella di Gesù. Il Vangelo si chiude con altre apparizioni: quelle degli angeli che annunciano la risurrezione del Signore alle donne che erano andate al sepolcro. Il Vangelo si sviluppa dentro due apparizioni angeliche; possiamo dire questo a quelle persone che negano a priori ogni apparizione degli angeli o della Vergine Maria, dicendo che ci basta il Vangelo. Nel Vangelo stesso ci sono apparizioni! Dunque, l’angelo rivela al sacerdote Zaccarìa l’arrivo dell’erede e la grandezza della sua futura missione. In questo modo Zaccarìa ed Elisabetta possono non solo prepararsi personalmente, ma anche rivelare a loro volta al mondo il grande evento che si sta per compiere nella storia. In un certo senso Zaccarìa, ricevuto l’annuncio, deve diventare a sua volta annunciatore. Sappiamo come andarono le cose: egli dubitò, e come conseguenza diventò muto. Fu necessaria per lui una certa purificazione; poi, appena riacquistato l’uso della parola, rivelò a tutti, come un fiume in piena, quello che gli era successo e chi fosse quel bambino che gli era appena nato.


Alla Messa del giorno

PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Isaìa (Is 49,1-6)
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

La Chiesa applica questo brano del “Servo di Jahvè” a Giovanni Battista, perché il precursore è stato «plasmato dal seno materno per riunire Israele». La missione del Battista è quella di annunciare a tutti in modo indubitabile che il Messia è arrivato, che è Gesù di Nàzaret e che è lui che toglie i peccati del mondo. La funzione di Giovanni non si è esaurita nel tempo, ma dura tutt’oggi; certo, nel tempo d’Israele, una volta avvenuto il battesimo di Gesù, Giovanni si ritira, perché «lui deve crescere; io, invece, diminuire», ma il suo compito continua nei cristiani. Siamo noi infatti che dobbiamo dire a tutti che il Salvatore è Gesù, che è colui che toglie i peccati del mondo, che non vi è salvezza in nessun altro. In un certo senso, noi siamo dei Giovanni Battista chiamati a vivere l’accoglienza del Salvatore nella penitenza (i richiami del Battista alla vita sobria sono validi anche oggi!) e a dire alle persone che ci circondano, indicando Gesù: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo». Sì, la missione del Battista continuerà in noi sino alla fine dei tempi.


SECONDA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 13,22-26)
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiòchia di Pisìdia,] Paolo diceva: «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”. Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza». – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Con la vita di penitenza che conduceva, Giovanni acquistò un grande prestigio presso Israele. Tutti lo ritenevano un grande profeta, lo stimavano e, anzi, qualcuno pensava che il Messia tanto atteso fosse proprio lui. In effetti, tra la sua vita ascetica, ai limiti della resistenza umana, e quella di Gesù, che agli occhi degli uomini era un tranquillo falegname che se ne stava in pace a casa propria, vi era una bella differenza. Questo può succedere anche oggi: ci avvince la vita dei grandi penitenti che mangiano solo cavallette o di coloro che vivono in modo straordinario, mentre ci dice poco la vita di una vecchina che va a Messa tutte le mattine, che prega tutto il giorno e che non si fa notare da nessuno. Eppure, agli occhi di Dio le cose stanno diversamente. Dio entra nella nostra ferialità per essere la nostra vita, senza cambiare le cose esterne. La conversione predicata da Giovanni è solo preparatoria, per accogliere la grazia che viene da Gesù. La vita cristiana è tutta nell’intimo e da qui si espande in atti esterni di carità, di pazienza e di perdono, i soli che cambiano il mondo.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66.80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

La vita cristiana non è uno scherzo: non si tratta di credere in qualcosa e rimanere quello che si è, ma consiste nell’essere totalmente coinvolti in un progetto di amore che conforma tutti i nostri atti e che ci rende simili a Dio, perché suoi figli. Gli uomini hanno bisogno di un segno forte per risvegliarsi, per capire che ora si tratta non solo di credere, ma di cambiare vita. Ci vuole qualcuno che ci indichi la modalità, che è quella prima di tutto di spazzare via dalla nostra anima tutto quello che ostacola la presenza di Dio, renderci vuoti e disponibili per essere riempiti dalla grazia divina. Peccato e grazia, infatti, non convivono: dove c’è uno non c’è l’altra. Ecco perché Giovanni va nel deserto, che è simbolicamente il luogo dove non v’è nulla, il luogo vuoto, adatto per essere riempito da qualcos’altro. È facile pensare che egli partì per il deserto quando raggiunse la maggiore età, che a quel tempo era a 12 anni. Quale forte impressione dovette destare un ragazzino che lasciò la casa così presto per andare a vivere di stenti e pericoli! Così anche noi capiamo che vivere di Cristo non è possibile se non si lascia il mondo, con le sue malie e le sue proposte.


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