Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” marzo-aprile 2023
Settimana Santa – Messa del Crisma
2ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 61,1-3a.6a.8b-9)
Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un’alleanza eterna. Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Si tratta di un chiaro esempio del modo con cui le stesse immagini vanno acquistando contenuti diversi a misura della progressiva rivelazione del Messia. La liberazione dei prigionieri e dei carcerati, che faceva pensare a quelli che erano prigionieri in Babilonia, acquista qui un ampio senso di liberazione dalle difficoltà e dalle ingiustizie della vita. Una liberazione divina in netto contrasto con le varie schiavitù dettate dagli imprevisti della vita. Il giorno della vendetta e l’anno di misericordia ricordano, invece, la prigionia e la liberazione del popolo giudaico, anche se il profeta va ben oltre questi eventi storici. Non è ancora giunta la felicità autentica ed egli, rivolgendo lo sguardo al futuro, annuncia un tempo nel quale i segni di tristezza e di afflizione saranno trasformati in profumo e in corona di gloria. Tuttavia, il profeta si lascia andare a un trionfalismo che vede i Giudei come un popolo sacerdotale, ma sappiamo bene che, quando tutto quanto è stato annunciato si compirà in Gesù, questo stesso popolo sarà incapace di riconoscere l’avverarsi della profezia.
SECONDA LETTURA
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 1,4.5-8)
Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
La profezia dell’ultimo libro della Bibbia è pronunziata nel nome di Gesù Cristo, «il testimone (= martire) fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra». Questa è una caratteristica cristiana in mezzo alle religioni tollerate nell’Impero Romano: Gesù Cristo, il fondatore di quelle comunità cristiane, è riconosciuto come l’unico «Signore». Un’altra osservazione importante: Cristo è presentato come Dio. Potrebbe sembrare che si tratti, come nella mitologia greca, di alcuni eroi che, dopo la morte, furono divinizzati. No. Il Dio cristiano è «l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene». L’elemento specificamente cristiano è considerare la presenza o la “rivelazione” di Dio nella storia non assolutamente esaurita. I sacerdoti celebrano «nell’attesa della sua venuta» e i cristiani devono sempre stare all’erta, poiché Dio sarà sempre per essi un mistero e una sorpresa. La sovranità di Dio potrebbe essere manipolata dagli uomini, così da ridurla all’ambito puramente passato o presente, ma la sorpresa di un futuro a opera di Dio impedisce ogni arroganza umana.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,16-21)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
È un momento importante per la vita pubblica di Gesù. C’è la potenza dello Spirito Santo, l’entusiasmo della gente che lo avvicina, la sua fama che si diffonde ovunque. Gesù è il Messia atteso dal popolo, ma non riconosciuto da tutti. Nella stessa Nàzaret, dove egli è cresciuto e dove oggi il Vangelo lo colloca, ci sarà chi avrà dei dubbi, tanto da impedirgli di compiere prodigi. Tuttavia nella sinagoga egli legge e interpreta la profezia di Isaìa, applicandola alla sua persona e facendone il manifesto programmatico di tutta la sua attività messianica. Con Gesù inizia, infatti, l’anno di grazia, con lui è sceso lo Spirito di Dio sulla terra che porterà la salvezza all’umanità, in modo particolare ai poveri, agli oppressi, ai prigionieri, ai ciechi; a quelli, cioè, che riconoscono la propria debolezza poiché costoro sono aperti più degli altri all’annuncio della salvezza e all’azione dello Spirito. La parola di Gesù è una “lieta notizia” di vita nuova, è una parola esigente che comprende croce e risurrezione. Tutti siamo chiamati a testimoniarla con la coerenza della nostra vita, soprattutto i presbiteri che oggi rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale.
MESSA VESPERTINA
Triduo pasquale – Giovedì Santo «Cena del Signore»
propria
PRIMA LETTURA
Dal libro dell’Èsodo (Es 12,1-8.11-14)
In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Questo testo ha un carattere prescrittivo: l’evento storico dell’ultima cena degli Ebrei in Egitto, in attesa del passaggio del Signore che libera dalla schiavitù, è rievocato qui in chiave liturgica per divenire un «rito perenne». La memoria cioè si fa memoriale: l’efficacia salvifica di quanto Dio ha compiuto una volta per tutte è resa attuale mediante la liturgia per ogni generazione. Di qui la preoccupazione di dare norme concrete e dettagliate per la celebrazione. Il rito ebraico fonde elementi originariamente distinti e li storicizza. Il sacrificio rituale dell’agnello con l’aspersione del sangue diventa per gli Israeliti segno della protezione del Signore. L’offerta delle primizie posta in riferimento alla liberazione dall’Egitto ricorda ora la partenza frettolosa da quel paese di schiavitù. In un momento preciso della storia di un popolo oppresso, Dio interviene con potenza: quel momento, dunque, non appartiene solo al fluire dei tempi, ma alla dimensione di Dio. Perciò è un “oggi” sempre offerto a chi vuole entrare in quella storia di salvezza mediante la celebrazione del memoriale.
SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 11,23-26)
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Al memoriale della liberazione dalla schiavitù d’Egitto di cui ci ha parlato la lettura precedente, Gesù sostituisce il suo memoriale celebrato nell’Ultima Cena in questa terra d’esilio. Compimento della Legge e dei Profeti, egli porta alla pienezza l’antico rito con il suo sacrificio d’amore. «Per noi» suo popolo si è lasciato consegnare alla morte dove il termine “consegnare” allude a tutto il mistero pasquale e non solo al momento del tradimento. «Nuova» è dunque l’alleanza con Dio: sancita nel sangue del vero Agnello che con la sua immolazione ci libera dalla schiavitù del male. Questa alleanza viene consumata nella comunione del pane dell’offerta che, spezzato nella morte, dona a noi la vita vera. Dunque nuova deve diventare anche la condotta di quanti seguono Cristo: ogni volta che il cristiano mangia di questo pane e beve di questo calice egli iscrive nella propria esistenza la straordinaria ricchezza della Pasqua di Cristo e ne diviene testimone nel tempo, attraverso l’attualizzazione che ogni discepolo ne fa nella sua vita, fino al giorno della venuta gloriosa del Signore.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Gesù è inginocchiato e guarda negli occhi i suoi a partire dai piedi. Dall’altro lato c’è l’imbarazzo di chi non si aspettava che un rabbì si inginocchiasse ribaltando ogni logica di potere. L’esempio, dunque, che ci lascia Gesù è fatto di umiltà e servizio. Dobbiamo abbassare la nostra arroganza, la nostra profonda convinzione di valere più degli altri e rialzare chi è caduto a causa della miseria, dell’ingiustizia, della malattia o delle tante croci che vengono messe sulle spalle di tanti poveri cristi. Varrà più l’esempio della nostra vita che le tante parole belle, ma incoerenti. Chiediamo che, attraverso il dono dell’Eucaristia, la nostra vita sia sempre più conforme all’esempio di Cristo. Allora sii pane. Non è certo facile farsi pane. Significa che non puoi più vivere per te, ma per gli altri. Significa che devi essere disponibile a tempo pieno. Significa che devi avere pazienza e mitezza, come il pane che si lascia impastare, cuocere e spezzare. Significa che devi essere umile, come il pane, che non figura nella lista delle specialità, ma è sempre lì per accompagnare. Significa che devi coltivare la tenerezza e la bontà, perché così è il pane: tenero e buono. Nulla c’è come il pane.