Liturgia della domenica: 12 settembre 2021

Liturgia della domenica: 12 settembre 2021

Gesù

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” settembre-ottobre 2021

24ª domenica del Tempo Ordinario (B)
4ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Isaìa (Is 50,5-9a)
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

In questa lettura si parla di come affrontare la sofferenza: porgere il dorso ai flagellatori, farsi strappare la barba, sopportare insulti e sputi; siamo di fronte a prove molto dure da sostenere e tollerare. Com’è difficile ascoltare; capire ma non opporre resistenza, non tirarsi indietro, saper affrontare la sofferenza senza restare confusi. Gesù ha affrontato tutto questo, ma noi riusciamo ad avere il coraggio di imitarlo? Per quel che mi riguarda la sofferenza fisica mi spaventa, ho paura delle offese, delle provocazioni, dei torti e con grande difficoltà non controbatto. Sicuramente non ho ancora maturato la consapevolezza che Dio mi assiste, che è costantemente vicino a me e mi rende giustizia. In questo testo, invece, la sofferenza è stata accettata profondamente e positivamente, si intuisce cosa vuole il Signore; si resiste, si accetta tutto e si crede in un amore più forte del male che ci circonda; si ha coscienza che il Signore interverrà impedendo alla violenza di tentarci e annientarci. Siamo di fronte a una fiducia incrollabile che annuncia in modo esplicito: niente è più forte di Dio.


SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Giacomo apostolo (Gc 2,14-18)
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Com’è preziosa e attuale questa parola di Giacomo! Succede tutt’oggi, come è avvenuto nell’arco dei secoli, che ci siano cristiani sempre presenti ai riti di culto, capaci di annunciare il Vangelo, ma chiusi e avidi dei loro beni e dei loro comodi; cristiani che si sentono a posto per le pratiche religiose che compiono. Invece la strada è quella della fedeltà quotidiana accanto ai miseri, nel servizio fraterno, nella fede semplice e pura, in cui per fede intendiamo comunione di vita con l’Altro, il vivere e abbandonarsi al Signore. Giacomo sottolinea la relazione indissolubile tra la fede e le buone opere: per lui le opere sono quel comportamento logico, consequenziale, che nasce da una fede matura. Essa non consiste solo in un’adesione intellettuale, ma ha una conseguenza logica e un’efficacia nella vita quotidiana; dobbiamo, come credenti e discepoli di Cristo, superare la religiosità fatta solo di sapere e di dovere per inoltrarci sulla via dell’intimità e della comunione, “vivendo dentro di lui”, facendo sì che anche lui viva in noi.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,27-35)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». – Parola del Signore. 

Commento al Vangelo del giorno

Nel Vangelo di oggi si parte dalla domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?» e dalla risposta istintiva di Pietro: «Tu sei il Cristo». Lo Spirito Santo, in Pietro, ha generato questa risposta, ma noi in prima persona che cosa risponderemmo alla domanda diretta: «Chi è Gesù per me?». Con molta probabilità andremmo in cerca di quello che abbiamo imparato al catechismo, di quello che abbiamo studiato… ma sicuramente non sarebbe sufficiente. Per conoscere Gesù, bisogna farsi coinvolgere da lui, nella mente, nel cuore e nell’azione. Sicuramente è importante approfondire la nostra catechesi, ma è necessario anche dialogare con lui nella preghiera e, infine, nella sequela… Dobbiamo ricordare che Gesù ai suoi apostoli non ha detto: «Conoscimi!», bensì: «Seguimi» e questo coinvolge tutto il nostro essere, le nostre virtù e le nostre debolezze. Stare con Cristo implica perdonare, essere umili, miti, mansueti, compassionevoli, soffrire, essere rifiutati e soprattutto essere capaci di dare la vita, come lui l’ha data per ciascuno di noi; solo su questi passi ci si salverà, ci sarà gioia e si sarà fecondi.


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