In questa XI domenica del tempo ordinario la parola di Dio ci presenta la necessità e l’urgenza per noi cristiani, sia individualmente che ecclesialmente, di camminare sulla vita della santità e di vivere una fede adulta e matura. Il battesimo che abbiamo ricevuto ci ha inserito nel Regno di Dio, ci ha resi figli di Dio e come tali dobbiamo agire e comportarci. Come pensiamo di poter costruire il Regno di Dio nella nostra vita? La parola di Dio va annunciata, spiegata e una volta compresa va messa in pratica, altrimenti è un seme gettato in una terra infertile che non produce, non cresce e non fa crescere.
11ª domenica del Tempo Ordinario (B)
3ª sett. salt.
Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2021
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 17,22-24)
Così dice il Signore Dio: «Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò».
Commento alla prima lettura
Il profeta Ezechièle vuole consolare il popolo oppresso dall’esilio in Babilonia. La restaurazione di Israele dopo l’esilio babilonese viene presentata come una specie di risurrezione. Il popolo oppresso diventa, nell’oracolo del profeta, «un ramoscello» che Dio prenderà dalla «cima del cedro», per piantarlo di nuovo nella terra promessa sopra un alto monte. All’inizio è un tenero ramoscello, ma poi crescerà e diverrà un albero maestoso. Il Profeta pronuncia quest’oracolo a Babilonia, al tempo della deportazione. Il popolo d’Israele è ridotto a niente: in pochi restano fedeli alla vera legge. Ma per il Profeta nulla è perduto irrimediabilmente: Dio resta fedele alla sua alleanza e vuole offrire all’uomo un futuro differente e nuovo. In queste parole possiamo scorgere la Chiesa fondata da Cristo: dai suoi umili inizi, con l’azione irresistibile della parola del Vangelo, essa si estenderà all’umanità intera.
SECONDA LETTURA
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (2Cor 5,6-10)
Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
Commento alla seconda lettura
Paolo, benché ancora nell’oscurità dell’esilio, è certo di trovarsi fin d’ora in una relazione di amore con Dio e, con la sola luce della fede, manifesta la sua assoluta fiducia in Dio. Egli fornisce ai fedeli una descrizione delle difficoltà incontrate nel ministero, esprimendo la convinzione che, pur in mezzo a quelle contrarietà, la vita eterna germoglia e cresce. Paolo afferma chiaramente che la morte, in quanto ingresso nella comunione piena e definitiva con Dio, è preferibile alla vita; ma ricorda come la vita che viviamo sia, anche grazie a tutte le difficoltà che spesso l’accompagnano, una preparazione all’incontro con Cristo in cui renderemo conto di quanto abbiamo fatto, nel bene e nel male. Lo sguardo a ciò che ci attende deve, per Paolo, aiutarci a condurre una vita piena di fiducia. Nella vita e nella morte, l’unica preoccupazione del credente deve essere solo quella di essere sempre gradito a Dio.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Commento al Vangelo del giorno
Gesù è venuto a stabilire il regno di Dio sulla terra; ma nel momento in cui pronuncia queste parole non si vede molto, se non un piccolo gruppo di discepoli, senza istruzione né influenza. Per aiutare i presenti a saper interpretare i fatti con lo sguardo di Dio, Gesù racconta due parabole: quelle del seme di grano e del granello di senape, che germogliano e crescono anche quando nessuno se ne prende cura. Una volta affidata alla terra la semente, il contadino aspetta. Tutto sembra fermo e inattivo, ma il chicco non si ferma e continua a germogliare e a crescere per una sua capacità intrinseca. Qualche volta capita anche a noi di condividere l’inquietudine dei primi discepoli. Ci sembra che l’opera dei cristiani nel mondo sia inefficace e che il regno di Dio non progredisca. Liberiamoci da ogni paura. Restiamo calmi e fiduciosi: Dio è con noi. Il regno di Dio è senza confini ed è composto da uomini e donne che sanno trasformare la propria vita con la parola di Gesù. È la volontà che Gesù trasmette ai suoi discepoli e perciò a noi.