Liturgia della domenica: 13 novembre 2022

Liturgia della domenica: 13 novembre 2022

Gesù

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” novembre-dicembre 2022

33ª domenica del Tempo Ordinario (C)
1ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Malachìa (Ml 3,19-20a)
Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia. – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Ci apprestiamo a vivere gli ultimi giorni dell’anno liturgico, tra qualche settimana entreremo nel tempo dell’Avvento, e il linguaggio della liturgia predilige quello che viene chiamato il genere apocalittico. Nulla di spaventoso in questo termine, nulla di ciò che viene raccontato in alcuni film apocalittici, appunto, o di ciò che viene predicato da alcune sette che vedono in ogni cosa i segni della fine del mondo. La parola “apocalisse” nella Bibbia significa semplicemente “rivelazione”, non catastrofe. Certo, le immagini che il profeta usa sembrano catastrofiche, ma forse non è catastrofico il linguaggio di una madre che dice al proprio figlioletto: «Se tocchi, ti spezzo le mani» volendo così richiamare l’attenzione sulla pericolosità di quel gesto? Malachìa, in fondo, non si comporta diversamente dalla mamma di cui sopra. I superbi e tutti coloro che commettono ingiustizie raccoglieranno semplicemente il frutto di ciò che hanno seminato. Il giorno rovente non viene per bruciare l’uomo, ma per fare pulizia di tutto ciò che non è degno d’essere considerato umano. Estirpare il male e far germogliare il bene.


SECONDA LETTURA

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (2Ts 3,7-12)
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Quando la fede non resta una discussione sui massimi sistemi, una elucubrazione mentale, una gnosi che non salva. Qui l’apostolo Paolo cala la fede nella vita di ogni giorno, in ciò che, a prima vista, può sembrare semplicemente una banale circostanza. Che c’entra la fede con il lavoro? Che c’entra la fede con l’economia? Che c’entra la fede con la famiglia? La fede, per chi ce l’ha, è qualcosa da vivere nel proprio intimo, la vita è un’altra cosa, è una cosa seria. Non sono forse questi i discorsi che ogni giorno sentiamo ripetere da ogni pulpito del nostro mondo post-moderno? La fede non è un comodo alibi per disinteressarsi delle cose del mondo, ma suggerisce un modo diverso di vivere le cose del mondo. Inoltre, il passo odierno di questa lettera mi suggerisce una ulteriore riflessione. Alcuni vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. Questo disordine può insinuarsi anche nella vita ecclesiale, dove la tentazione di fare salotto è sempre in agguato insieme alla tentazione di stare sempre agitati alla ricerca di sempre nuove esperienze spirituali da fare.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,5-19)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

Per natura siamo portati a considerare eterne cose che, invece, sono destinate ad avere una fine. Così questi “alcuni”, di cui oggi ci parla il Vangelo, erano affascinati dalla bellezza e dalla maestosità del tempio, dimenticando che quella bellezza non era fine a sé stessa. Era il risultato della bellezza dell’Alleanza vissuta tra Dio e il suo popolo ed era, al contempo, il richiamo a quella bellezza che non potrà essere distrutta da niente e nessuno, cioè la vita nella pienezza dell’amore del Padre. Di fronte a questo fascino, Gesù riporta tutto a un sano realismo. Verrà un tempo in cui tutto questo non ci sarà più, ma non per questo la speranza e lo stupore saranno destinati a finire. Davanti a questa provocazione del Signore, i suoi interlocutori chiedono: «Quando?». Gesù non risponde a questa domanda, piuttosto elenca una serie di situazioni che vivranno coloro che attendono il compimento della storia. A Gesù non interessa dare prova di conoscenze sul futuro, gli sta a cuore suggerire criteri di discernimento. Mette in guardia contro i falsi profeti, esorta a non vedere negli avvenimenti i segni della fine imminente. Tutto serve al credente per mettere a fuoco il fine e non la fine.


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