Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” settembre-ottobre 2022
25ª domenica del Tempo Ordinario (C)
1ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Amos (Am 8,4-7)
Il Signore mi disse: «Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo l’efa e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano”». Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: «Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Il brano del profeta Amos è incentrato sul tema dello sfruttamento dei poveri. In esso troviamo parole durissime nei confronti di quanti rubano, sfruttano, umiliano i poveri e pensano a procurarsi soldi e ricchezza a danno degli altri, agendo contro la carità, la giustizia e il diritto. Il mondo di oggi è proprio tanto diverso da quello descritto dal profeta Amos? Basta aprire un giornale o ascoltare un telegiornale per sentire parlare di omicidi, furti, imbrogli, truffe e tutto quanto gli uomini si lasciano deporre nel cuore da parte del diavolo. La cronaca mediatica riporta quasi esclusivamente i crimini efferati, perché fanno notizia; la vita reale invece è piena di fatti in cui l’amore vive e vince, malgrado la debolezza umana. Quindi di fronte alle notizie negative possiamo assumere uno sguardo sapiente per dargli il giusto rilievo, senza enfatizzare il male. Inoltre, possiamo trovare il modo di informarci sulle buone notizie che generano positività, sulle soluzioni possibili, sul bene che viene operato nella società, sui segni di Cristo nel mondo. Infine, possiamo portare ogni notizia nella preghiera, intercedendo presso il Signore per le persone coinvolte.
SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (1Tm 2,1-8)
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Chi governa deve creare le condizioni affinché tutti possiamo «condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio». Nella nostra preghiera per i governanti e i politici dobbiamo chiedere che essi possano lavorare per realizzare tutto questo. Anche papa Francesco ci ricorda che: «Un cristiano che non prega per i governanti non è un buon cristiano». E allora è importante che ci chiediamo: noi preghiamo per i nostri governanti? Li affidiamo a Dio? Anche nella nostra vita il rapporto con Dio deve venire prima di tutto, perché è il Signore che dona senso a ogni attività, egli effonde su di noi il suo amore, per vivere con lui ogni situazione, per attingere da lui la forza di non soccombere alle difficoltà. «Prima di tutto la preghiera» ripetiamolo prima di iniziare la giornata in famiglia, di uscire per il lavoro e la scuola, per lo sport e lo svago, per vivere momenti di gioia con gli amici, in parrocchia e nei gruppi. In questo modo seguiamo Gesù che ha fatto della sua vita un ascolto obbediente del Padre, per mettersi al servizio dei fratelli, con gioia.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-13)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Il Vangelo ci mostra come i figli di questo mondo sono furbi, scaltri, avveduti, svelti, interessati, capaci nei loro affari materiali e magari disonesti, e invece come sono tardi, apatici, poco efficienti in ciò che riguarda l’anima, la vita divina e la fede! Il Signore loda l’amministratore non certo per la disonestà, ma piuttosto per il coraggio di prendere decisioni, per la prontezza nel cercare una soluzione così da volgere a proprio vantaggio la difficile situazione in cui si è venuto a trovare. L’insegnamento di Gesù è chiaro: anche noi siamo chiamati a fare altrettanto. Tutto ciò che abbiamo, non è “nostro”, lo abbiamo ricevuto da Dio. Con questa “ricchezza” che non è “nostra”, usando la prontezza, la scaltrezza, l’inventiva e la passione, possiamo ottenere ciò che conta veramente: la vita eterna. Mettiamo tutta la nostra professionalità nel lavoro, ma usiamo altrettanta serietà nella nostra missione di testimoni del Vangelo e della carità? E anche: quante risorse siamo capaci di mobilitare per cose futili, e quanto poco in termini di tempo, energie e mezzi impieghiamo per il Vangelo e per il servizio dei fratelli? Forse oggi dovremmo chiederci quali decisioni coraggiose dobbiamo prendere per la nostra salvezza eterna.