Liturgia della domenica: 2 ottobre 2022

Liturgia della domenica: 2 ottobre 2022

2 ottobre

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” settembre-ottobre 2022

27ª domenica del Tempo Ordinario (C)
3ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Abacuc (Ab 1,2-3;2,2-4)
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione? Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede». – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Il profeta Abacuc dimostra una profonda sensibilità per il problema del male. Chiede a Dio che gli spieghi il suo strano modo di governare il mondo: per quale motivo permette che un popolo spietato e feroce opprima gli abitanti d’Israe-
le? Questi ultimi sono forse peggiori di coloro che hanno invaso la loro terra? I giusti pagano come se fossero peccatori! E da qui nasce l’eterna domanda dell’uomo di tutti i tempi: perché il male predomina sul bene? Perché le ingiustizie dilagano? Spesso anche noi ci poniamo la stessa domanda. La risposta di Dio è chiara: la fede è l’unica via per comprendere ciò che accade. Dio invita Abacuc e ognuno di noi a conservare la fede e ad avere fiducia. Questa ci aiuterà a riconoscere chiaramente, e con certezza, la presenza di Dio in ciò che siamo e negli avvenimenti della nostra vita. Dio non ci promette soluzioni, ma chiede un’adesione incondizionata al suo amore, chiede il coraggio di cambiare mentalità per accettare lo scandalo del male, facendone un’occasione di radicale conversione. La fede è un dono di Dio, ma un dono che aspetta la nostra libera risposta.


SECONDA LETTURA

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2Tm 1,6-8.13-14)
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

In questa seconda e ultima lettera che l’apostolo Paolo, dalla prigione, scrive a Timòteo, suo fedele compagno di tanti viaggi, lo esorta a custodire il bene prezioso che gli è stato affidato mediante lo Spirito Santo: l’insostituibile compito di continuare a evangelizzare. Infatti, è attraverso la testimonianza della fede e la predicazione che l’annuncio del Vangelo è arrivato fino a noi e abbiamo ricevuto un tesoro inestimabile: la parola di Dio. Egli ci ha dato la sua Parola perché la facessimo fruttificare. Anche papa Francesco, in una sua omelia ci ricorda che: «Siamo chiamati anche noi, discepoli di oggi, a dare testimonianza, per rendere ragione della nostra fede. Di fronte a un compito così impegnativo e pensando alle nostre debolezze, ci sentiamo inadeguati, come di certo si sentirono anche gli Apostoli. Ma non bisogna scoraggiarsi, ricordando le parole che Gesù ha rivolto a loro: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Che grande e consolante promessa ci ha fatto Gesù!».


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,5-10)

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

La fede non è nient’altro che una questione di fiducia: quando sappiamo che qualcuno è leale, non possiamo che confidare in lui. Fidarsi di Dio significa semplicemente credere che lui ci ama, che è buono, che ci aiuta. Il problema è che, nella nostra piccolezza, ci fidiamo degli amici, della banca, del governo, dei social e dei mass-media più di quanto ci fidiamo di Dio e della sua Parola. In Giovanni 15,5 Gesù dice che senza di lui non possiamo fare nulla. Purtroppo, tante persone vanno in chiesa, ascoltano ciò che dovrebbero fare, ma poi tornate a casa cercano di realizzarlo con le proprie forze, salvo poi sentirsi frustrate e dire a Dio che ci stanno provando, ma senza coinvolgerlo. Dio vuole che lo mettiamo al primo posto nella nostra vita. Desidera che poniamo la nostra fiducia in lui, in ogni momento e per ogni cosa. Comportiamoci come bambini piccoli e rivolgiamoci a Dio dicendogli: «Signore non voglio vivere contando sulle mie forze. Voglio fidarmi di te. Quando non so come fare, mi fiderò di te. Quando non comprendo la ragione di quello che succede, mi fiderò di te. Io, con il tuo aiuto, farò la mia parte e so che tu ti occuperai di tutto il resto».


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