Liturgia della domenica: 6 agosto 2023

Liturgia della domenica: 6 agosto 2023

trasfigurazione del Signore

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” luglio-agosto 2023

Trasfigurazione del Signore (f) (A)
propria


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Daniele (Dn 7,9-10.13-14)
Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto. – Parola di Dio. 

Commento alla prima lettura

Il richiamo della profezia di Danièle riguarda un misterioso “figlio d’uomo” che viene presentato a Dio e che riceve il potere sui popoli e sulle nazioni, un potere eterno che non sarà mai distrutto. Non si può trattare quindi di un semplice uomo, ma vi è qualcosa di più. Nell’Antico Testamento questo figlio d’uomo ha anche un significato collettivo e viene identificato con lo stesso Israele: è tutta la nazione che riceve, nel suo complesso, la missione da Dio di presentare la Legge divina e di salvare il mondo intero. Ma l’interpretazione più vera e definitiva la dà Gesù, quando più volte definisce sé stesso, nel Vangelo, proprio con le parole “Figlio dell’uomo”. È lui allora quel figlio d’uomo di cui parlano le Scritture! È lui quindi che riceve il potere eterno e il cui regno non sarà mai distrutto. Gesù pertanto è perfetto Dio («Sei tu il Cristo il figlio di Dio benedetto?». «Tu lo dici, io lo sono»,  cfr. Mc 14,61-62) e perfetto uomo (titolo di figlio dell’uomo che egli si attribuisce più volte). Nella Trasfigurazione questa divino-umanità risplende in modo palese e meraviglioso.


SECONDA LETTURA

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo (2Pt 1,16-19)
Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

San Pietro, come primo papa, si rivolge a tutti i fedeli, non a una Chiesa in particolare (Corinti o Galati o altri), e afferma di non essersi inventato niente perché egli, sul monte Tabor, ebbe l’enorme sorpresa di vedere Gesù trasfigurato e udì la voce del Padre eterno che glorificava il Figlio. Dopo anni da questa esperienza, Pietro “aggancia” la voce del Padre alle altre parole della Sacra Scrittura, mettendole sullo stesso piano. La Parola di Dio è sempre di Dio, che venga dall’alto o che sia letta nei rotoli del profeta Isaìa, e quindi essa può essere ascoltata come luce che brilla nei luoghi oscuri. I luoghi oscuri sono le nostre tenebre interiori, pensieri e impressioni errate che si depositano nel nostro cuore per svariati motivi. L’immagine finale della stella del mattino è di struggente afflato poetico: quando l’alba prende il sopravvento sulla notte, la prima stella che appare nel cielo è chiamata “stella del mattino”: è il faro da seguire, è l’orientamento. In Pietro tale espressione si riferisce alla parola di Dio, ma nella Tradizione tale titolo è attribuito anche alla Vergine Maria.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elìa, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

Pietro è baldanzoso e ingenuo quando, alla vista di Mosè, che era vissuto 1200 anni prima di lui, e di Elìa, che era venuto otto secoli prima, propone di costruire tre capanne. Davvero pensava che sarebbero servite per un soggiorno dei due santi personaggi sul monte Tabor? Ma quando gli piomba addosso la nube e sente la voce del Padre eterno viene preso da terrore e si getta con la faccia a terra. A terra si diventa umili, si prende consapevolezza che il nostro peccato ancora ci rende distanti. Ma Dio mostra la sua gloria e la sua grandezza (la trasfigurazione) non per atterrirci, quanto piuttosto per consolarci. «Alzatevi e non temete», dice Gesù, dal momento che i discepoli non osavano più alzare gli occhi al cielo. «La vera umiltà – scrive il filosofo francese Fabrice Hadjadj – non consiste nel prostrarsi, consiste nel lasciarsi rimettere in piedi da Dio». I tre apostoli passano dall’esaltazione alla prostrazione, e finalmente diventano umili perché si fanno rialzare da Dio. Potranno così riprendere il cammino senza le loro idee sbagliate sulla gloria di Dio, perché la visione avuta servirà – dirà poi Pietro nella sua Lettera – per trovare il coraggio per superare le prove della vita.


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