Sono passati 10 anni da quel 13 marzo 2013 in cui, dalla Basilica di San Pietro, si è affacciato il Papa venuto dalla “fine del mondo”.
Da quel preciso momento papa Francesco inizia a farsi conoscere attraverso il suo sorriso, la sua vicinanza, il suo calore, la sua accoglienza.
In 10 anni ha scritto, viaggiato, incontrato, esortato, pregato… con un entusiasmo contagioso e una trasparenza comunicativa capace di catturare l’attenzione e l’ascolto anche dei più distratti e dei più lontani.
Tre encicliche che segnano un percorso
Attraverso le sue tre encicliche – Lumen fidei, Laudato si’, Fratelli tutti – ha tracciato un cammino chiaro per il suo popolo e per tutti gli uomini di buona volontà.
Non si può dire di credere senza lasciarsi interrogare dalla realtà, dalle sfide del mondo contemporaneo, dalle povertà che abitano i cuori e le case.
Il Pontefice si è messo in ascolto di tutti e, in anni in cui l’individualismo, la mancanza di cura per il creato e la guerra sembrano voler azzerare ogni luce e ogni speranza, la sua parola, la sua presenza e la sua guida hanno rinvigorito le forze dei più sfiduciati e segnato un rinnovamento dentro e fuori la Chiesa.
L’uomo della speranza
Jorge Mario Bergoglio, l’uomo arrivato dalla fine del mondo, l’uomo vissuto nell’Argentina bella e faticosa, ha saputo portare all’occidente ricco di cose ma a volte povero di condivisione, l’insegnamento di una mano tesa verso tutti. La lezione che viene da una scuola che si frequenta lungo le strade, nelle piazze, nelle case, negli ospedali, in famiglia, in parrocchia… e in ogni dove c’è bisogno di un aiuto, di un “grazie”, di un gesto e una parola di misericordia, di cuore.
«Non dimenticatevi di pregare per me»
Nel giorno del suo anniversario gli regaliamo ciò che ci chiede da 10 anni: la preghiera.
Ricordiamolo nella nostra preghiera, affidiamo al Signore le sue intenzioni e continuiamo ad ascoltare la sua voce di padre che desidera condurci nelle braccia del Dio misericordioso perché, come non smette mai di ricordarci: «Dio perdona sempre!».