Perché pregare san Giuseppe? Perché è «il più grande santo e il più potente intercessore che abbiamo in cielo, dopo la Vergine Maria», come afferma Pio IX, nella dichiarazione di san Giuseppe quale Patrono della Chiesa. Nella sua intercessione abbiamo l’aiuto migliore per diventare veri cristiani e autentica comunità ecclesiale.
San Giovanni Paolo II nel documento Redemptoris custos, che presenta la figura di san Giuseppe nel mistero di Cristo e della Chiesa, sottolinea che abbiamo «perduranti motivi» per affidarci al Patrono della Chiesa del nostro tempo. San Giuseppe ha ricevuto il compito di proteggere e custodire innanzitutto Gesù e Maria, poi la Chiesa, corpo mistico di Cristo. Benedetto XVI afferma chiaramente: «Questa rimane la sua missione per sempre: custodire la Chiesa e il Nostro Signore».
Quel bambino Gesù che vediamo tra le braccia di Giuseppe rappresenta ognuno di noi e la Chiesa intera. È allora importante che ci vediamo come figli suoi, comprendendo che lui è stato scelto da Dio per prendersi cura di noi, per custodirci e farci crescere con la sua premura paterna.
Dunque, la preghiera quotidiana a san Giuseppe è doverosa e quanto mai opportuna anche oggi per tutta la Chiesa. Per secoli i cristiani si sono rivolti a san Giuseppe come potente patrono e fedele custode, padre e amico. Santi e papi hanno sperimentato e lodato il suo grande potere di intercessione.
L’esperienza dei santi
Santa Teresa di Gesù è forse la santa più nota per la devozione a san Giuseppe. Lei stessa racconta: «Invoco san Giuseppe come patrono e protettore e non cesso di raccomandarmi a lui: il suo soccorso si manifesta in modo visibilissimo. Questo tenero protettore dell’anima mia, questo amabilissimo padre, si degnò di trarmi dallo stato in cui languiva il mio corpo e di liberarmi da pericoli assai più gravi che minacciavano il mio onore e la mia salvezza eterna. In più, mi ha esaudita sempre, più di quanto sperassi e di quanto chiedessi. Non ricordo di avergli chiesto qualcosa e che non me l’abbia accordato».
San Josemarìa Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, dice: «Fate amicizia con Giuseppe e troverete Gesù. Frequentate Giuseppe e troverete Maria, che riempì sempre di pace il dolce laboratorio di Nazaret». E ancora: «Se volete un consiglio, che ripeto instancabilmente da molti anni: andate da Giuseppe (Gen 41, 55). Egli vi mostrerà vie concrete nonché maniere umane e divine per avvicinarvi a Gesù. Frequentandolo si scopre che il santo patriarca è maestro di vita interiore, perché ci insegna a conoscere Gesù, a convivere con Lui, a riconoscerci parte della famiglia di Dio».
Anche santa Teresa di Calcutta si rivolge fiduciosa a san Giuseppe, che considera il compatrono della Congregazione, e prontamente l’aiuto arriva.
Il beato Giacomo Alberione ha una grande devozione per san Giuseppe; a lui si rivolge soprattutto quando ha in mente di realizzare un’opera che per la sua grandezza supera le possibilità economiche.
L’insegnamento dei papi
Leone XIII raccomanda: «È fermamente conveniente che il popolo cristiano si abitui a pregare con singolare devozione e con animo fiducioso, insieme alla vergine Madre di Dio, il suo castissimo sposo san Giuseppe». Con la preghiera “A te, o beato Giuseppe”, con la quale invochiamo il patrocinio di san Giuseppe, ci fa dire: «Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni».
Giovanni Paolo II, nell’enciclica Redemptoris Custos, scrive: «Raccomandandoci, dunque, alla protezione di colui al quale Dio stesso affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi e più grandi, impariamo al tempo stesso da lui a servire l’economia della salvezza».
Papa Francesco ha confidato: «Io amo molto san Giuseppe perché è un uomo forte e silenzioso. Sulla mia scrivania ho un’immagine di san Giuseppe mentre dorme e quando ho un problema o una difficoltà io scrivo un biglietto su un pezzo di carta e lo metto sotto la statua di san Giuseppe affinché lui possa sognarlo. Questo gesto significa: prega per questo problema!» (Incontro con le famiglie a Manila, 16 gennaio 2015).
Ne giorno della sua festa, il 19 marzo 2020, nella crisi della pandemia, papa Francesco, ha detto: «Preghiamo uniti, affidandoci all’intercessione di san Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, custode di ogni nostra famiglia».
Nella lettera apostolica Patris corde, sottolinea che Giuseppe ci insegna «che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande».
In ascolto della volontà di Dio
Ecco allora perché pregare san Giuseppe: non solo per far ricorso alla protezione del Santo «più potente» per ottenere una grazia, ma affinché la nostra devozione si traduca nell’imitazione delle sue virtù, che hanno trasformato la sua vita in un sacrificio totale di sé al servizio del Messia.
Egli fu «padre nella tenerezza», «padre nell’accoglienza», «padre dal coraggio creativo», «padre lavoratore», «padre nell’ombra», «padre nell’obbedienza» perché accolse integralmente la volontà di Dio; questi aspetti, sottolineati da papa Francesco nella Patris corde, dovremmo declinarli anche nella nostra vita quotidiana.
Pregare dunque san Giuseppe perché possiamo metterci in ascolto della volontà di Dio, pregare san Giuseppe per chiedere la grazia di comprenderla, pregare san Giuseppe perché possiamo aderirvi con tutto noi stessi.
«O san Giuseppe,
patrono della vita interiore,
che facesti del tuo mirabile silenzio
un continuo colloquio con Dio
e un ascolto della sua volontà,
fa’ che anche noi impariamo a vivere
in preghiera assidua e gioiosa
e siamo sempre disponibili
alla voce e alla presenza divina».