Più di un lavoro… una vocazione. La giornata internazionale dell’infermiere

Più di un lavoro… una vocazione. La giornata internazionale dell’infermiere

Giornata internazionale dell'infermiere

Il 12 maggio 1820 è la data di nascita di Florence Nightingale, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne. Ecco perché si è scelta questa data per celebrare in tutto il mondo la Giornata internazionale dell’Infermiere.

Questa giornata ci offre l’occasione di riconoscere il valore umano, sociale, lavorativo… della professione infermieristica. Tutti prima o poi incontriamo nel corso della nostra vita un’infermiera o un infermiere e, nei momenti duri che si vivono in ospedale, la loro gentilezza o il loro sorriso sono capaci di risollevare.

Florence Nightingale: “la dama della lampada”

La Giornata Internazionale ha come madrina ideale Florence Nightingale. Rispetto alla sua vita e al suo operato è significativo questo racconto. Durante la guerra di Crimea, i soldati la notarono perché era instancabile: sempre attiva, giorno e notte, tanto da essere chiamata anche la “dama della lampada”. Lei sente questo mestiere come una vocazione nonostante nel suo tempo fosse un lavoro poco considerato.
A lei si devono i precetti e le linee guida seguiti scelti e utilizzati dagli infermieri nella cura del paziente. Tali indicazioni sono alla base dei corsi della Nightingale Training School, che la donna istituisce nel 1860, e del “Noteson Nursing”, un libro fondamentale nelle scuole per infermieri. La Nightingale è stata la prima donna membro della Royal Statistical Society, ha contribuito alla nascita dei servizi sociali inglesi e ha ispirato Henry Dunant per la creazione della Croce Rossa Internazionale.

Curare i malati in nome di Cristo

San Camillo De Lellis e san Giovanni di Dio hanno vissuto in momenti diversi e in luoghi diversi, ma la loro storia di vita e di santità è accomunata dal fatto che il Signore li chiama a riconoscerlo tra i malati. Infatti, sono entrambi patroni degli ospedali e degli infermieri.

San Camillo De Lellis

La grazia di Dio raggiunge Camillo nel 1575, cambiando radicalmente il suo cuore: mentre si trova al convento di San Giovanni Rotondo, in cui era stato accolto come manovale dopo aver sperperato tutti i suoi averi, incontra un frate che gli dice: «Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l’anima che non muore».
Queste parole stravolgono la vita a un uomo che fino ad allora ha conosciuto e amato soltanto le armi e i dadi: nato a Bucchianico, in provincia di Chieti, il 25 maggio 1550, per una dolorosa ulcera alla gamba viene ricoverato all’ospedale San Giacomo degli Incurabili a Roma, poi, parzialmente ristabilito, si arruola per necessità di sostentamento.
Una volta congedato dall’esercito nel 1574, la passione per il gioco lo porta a perdere tutti i suoi averi. È quindi costretto a trovare rifugio presso i Cappuccini di San Giovanni Rotondo. Qui, nel 1575, scosso dalle parole del frate che lo richiamava all’amore di Dio, vorrebbe diventare cappuccino, ma viene dimesso dal convento a causa della piaga alla gamba che continua a riaprirsi. Torna allora al San Giacomo e comprende che questa è la sua casa: si dedica all’assistenza ai malati, gustando la gioia di poter curare in loro il suo Signore. Proprio nel constatare lo stato miserevole dei ricoverati, Camillo ha l’idea di raccogliere un gruppo di uomini di buona volontà che si dedichino all’assistenza dei malati solo per amore di Dio. Nasce così la Compagnia dei ministri degli infermi.

San Giovanni di Dio

Dopo aver condotto una vita raminga e dopo essere stato soldato di ventura, Giovanni di Dio – nato in Portogallo l’8 marzo 1495 – cambiò radicalmente vita in seguito a una predica del beato Giovanni d’Avila: abbandonò tutto, si privò anche delle scarpe e del vestito e andò a mendicare per le vie di Granata, rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l’emblema di una nuova istituzione: «Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi». Infatti, la carità che la gente gli faceva veniva divisa tra i più bisognosi.
Gli abitanti di Granata, però, ritenendo molto strano il suo comportamento, lo fecero rinchiudere in manicomio: qui Giovanni si rese conto di come i malati venissero lasciati a sé stessi. Così, appena poté, fondò un suo ospedale. Pur sprovvisto di studi di medicina, si mostrò più bravo degli stessi medici. La cura dello spirito era la premessa per una proficua cura del corpo. Giovanni di Dio fondò una grande famiglia religiosa, l’ordine dei Fratelli Ospedalieri, meglio conosciuti col nome di Fatebenefratelli.
Questo articolo vuole essere un modo per ringraziare tutte le infermiere e gli infermieri… Ognuno porta nel cuore un loro sorriso che ha fatto luce in un momento buio… Se vuoi, condividi con noi la tua esperienza.


Più di un lavoro… una vocazione. La giornata internazionale dell’infermiere

2 commenti su “Più di un lavoro… una vocazione. La giornata internazionale dell’infermiere

  1. Le infermiere che assistono gli ammalati allettati nelle case..sono un santi nascosti…Signore infondi nei cuori vocazioni a curare gli ammalati nelle case dove vive la chiesa domestica.

    1. Gentile sig.ra Adele,
      grazie per il suo prezioso commento.
      Il lavoro svolto dagli infermieri e dagli operatori sanitari è veramente prezioso e al servizio degli ammalati.
      Preghiamo per loro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su
Le tue preferenze cookie

Questo sito web utilizza i cookie

Utilizziamo i cookies per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi. Acconsenta ai nostri cookies se continua ad utilizzare il nostro sito web.

Salva
Rifiuta