San Giacomo della Marca, nato a Monteprandone nel 1393, è una figura sorprendentemente attuale, un frate francescano la cui storia non riguarda solo la devozione, ma la trasformazione radicale della società.
Giacomo percorse instancabilmente a piedi l’Italia e gran parte dell’Europa (Polonia, Ungheria, Bosnia ed Erzegovina), non limitandosi a predicare la fede, ma affrontando apertamente temi etico-politici, discutendo di giustizia sociale, economia e responsabilità collettiva. La sua fede fu il motore per implementare riforme sociali durature. Vediamo perché può essere considerato un “visionario moderno” con idee da XXI secolo.
Il padre del microcredito
In un’epoca in cui l’attività commerciale era intensa e l’usura rappresentava una piaga sociale che sfruttava i più bisognosi, san Giacomo non si limitò a denunciare l’avidità, ma propose una soluzione pragmatica: la diffusione dei Monti di Pietà.
Queste istituzioni possono essere considerate l’anticipazione del moderno concetto di microcredito. Erano vere e proprie “banche caritative” che concedevano prestiti a interessi bassi o addirittura senza alcun interesse.
• Il Santo contribuì all’edificazione dei Monti a Perugia, Assisi e Macerata.
• A L’Aquila, nel 1466, ne aprì personalmente uno e ne scrisse il regolamento.
Questa azione di finanza etica fornì un contributo fondamentale all’economia e salvò migliaia di famiglie che altrimenti sarebbero cadute nelle mani degli usurai. La sua idea di un’economia più giusta, basata sulla solidarietà, anticipa temi che oggi chiamiamo “economia sostenibile”.
Il riformatore contro il consumismo e le disuguaglianze
San Giacomo si dimostrò un esperto di legge (si era laureato in giurisprudenza all’Università di Perugia e aveva lavorato come giudice a Bibbiena prima di farsi frate nel 1416). Questo lo portò a suggerire vere e proprie riforme di legge per gli statuti cittadini.
Comprese che molte famiglie andavano in rovina per le cattive abitudini. Per questo, cercò di fare prevenzione combattendo:
• Il lusso e gli eccessi. Molte città approvarono leggi, su suo suggerimento, che ponevano un tetto alle spese per matrimoni, funerali e per l’acquisto di gioielli e vestiti lussuosi per le donne.
• Il gioco d’azzardo.
• La prostituzione. A Milano, nel 1460, convinse 36 donne ad abbandonare la loro condizione di vita e organizzò una grande colletta per fornire una dote per il matrimonio, permettendo loro di cambiare stato.
La sua vita rifletteva questo messaggio contro l’eccesso: viveva nell’austerità, osservando sette quaresime all’anno e pasti ridotti. Questo non era autolesionismo, ma un modo per restare libero dalle catene del consumo e concentrarsi sull’essenziale, un messaggio potentissimo in un’epoca di eccessi e sprechi, allora come oggi!
Pacificatore e costruttore sociale
In un’epoca segnata da faide, vendette e odio, san Giacomo usò la sua parola per riportare la pace in decine di città italiane. Esortava senza paura al perdono, anche di fronte ai delitti più orrendi.
Per garantire la stabilità sociale, andò oltre il sermone, istituendo strutture civili, come la nomina di Pacieri da parte del Comune con facoltà speciali per risolvere i conflitti. Inoltre, per l’assistenza e l’istruzione, fondò diverse confraternite per assistere i malati e istruire religiosamente e civilmente i bambini.
La fede in azione
San Giacomo della Marca ci insegna che la fede non deve rimanere confinata nella spiritualità, ma deve essere un motore di cambiamento sociale e tradursi in azione concreta.
Oggi, chiunque sia alla ricerca di ispirazione per affrontare le moderne disuguaglianze e crisi economiche, trova in questo predicatore pragmatico un modello: un uomo del XV secolo che ha usato la forza del Vangelo per riscrivere le regole della giustizia e della solidarietà.
La vita di san Giacomo non racconta solo preghiera e predicazione, ma anche idee rivoluzionarie che dimostrano come la spiritualità possa, effettivamente, cambiare il mondo.
Di fronte alle disuguaglianze e alle crisi economiche, sei pronto a ispirarti al modello del Padre del microcredito che lottava contro l’avidità e le “catene del consumo”?


