Il mondo in cui viviamo è complesso e presenta notevoli sfide. È difficile essere coerentemente autentici e per questo motivo i giovani di oggi hanno paura, sono confusi, ma soprattutto hanno un gran bisogno di essere amati. Una delle domande più frequenti che si pongono è: «Che cosa farne della mia vita?».
Questo si vede anche quando riflettono sulla loro vocazione. Il forte desiderio di avere successo porta verso l’incertezza e non lascia raggiungere l’autentica felicità.
Don Bosco ci ispira ad avere ancora la capacità di risvegliare nei giovani la vocazione cristiana per il prossimo: questo può trasformare la vita e il mondo che ci circonda, proprio come ha fatto don Bosco con i ragazzi dell’oratorio di Valdocco.
Don Bosco ha saputo coniugare mirabilmente il primato della carità con l’intensa attività a servizio dei giovani, un servizio generoso e lieto, costante e radicale, trasparenza della sua comunione con il Signore.
La scelta di Dio Amore si identifica così con la volontà di essere «segno e portatore del suo amore ai giovani», soprattutto ai più poveri. Questa dedizione è presente fin dall’inizio della sua vita; è una scelta che segna tutta la sua parabola esistenziale fino al termine, come stella polare che lo guida anche in mezzo alle prove e alle bufere della vita. Una volta, spiegando come desiderasse possedere il cuore dei suoi giovani, disse: «Tutto io darei per guadagnare il cuore dei giovani e così poterli regalare al Signore».
Come don Bosco, siamo chiamati a sintonizzare i nostri cuori e i nostri sogni con i giovani d’oggi, a stare con loro, fianco a fianco, a essere coloro che guidano, dentro la realtà, con amore. Un amore che non dice ai giovani che cosa debbono dire, un amore che non dice ciò debbono fare, un amore che offre opportunità che aiutano a crescere in spiritualità e a trasformare la vita in dono e impegno.
