29ª domenica del Tempo Ordinario (A)
Liturgia delle ore 1ª sett. salt.
I commenti sulla liturgia del giorno tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” di settembre/ottobre 2020.
La frase del Vangelo «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» contiene una verità che ci riguarda molto da vicino: siamo capaci di dare il giusto posto a Dio nella nostra vita? Diamo a Dio quello che è di Dio? Rendere a Dio ciò che è suo significa amare il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente (Mt 22,37), che si concretizza nell’amore per il prossimo.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 45,1.4-6)
Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri». Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
La tentazione di sentirsi il popolo di Dio, l’unico, ha albergato sempre nella coscienza di Israele. A volte è passato in secondo piano che la motivazione ultima e definitiva dell’essere il Suo popolo era quella di includere in questa elezione tutti gli altri popoli della terra. Basti pensare alla promessa fatta da Dio ad Abramo: «In te si diranno benedette tutte le nazioni della terra» (cfr. Genesi 12,3; 18,18; 26,4; 28,14). Il profeta Isaìa rende evidente questa benedizione in riferimento a Ciro, re di Persia. Israele sta vivendo l’esperienza drammatica dell’esilio in Babilonia, gli oppressori lo avevano trattato sempre molto duramente. Ad un certo punto Ciro riesce ad avere la meglio su Babilonia e adotta una strategia diversa verso i popoli sottomessi. Permette a Israele di rientrare nella terra promessa e di ricostruire il Tempio. La compassione di Dio per l’uomo non conosce ostacoli. Anche un re che non conosce il Signore può diventare strumento della sua salvezza se obbedisce alla legge dell’amore iscritta in ogni cuore. Il bene che viene da Dio a volte percorre strade impensate.
SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (1Ts 1,1-5b)
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione. Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Ci troviamo di fronte a quello che è considerato, quasi unanimemente dagli studiosi, il testo più antico tra tutti gli scritti del Nuovo Testamento. Proprio per questo possiamo scorgere in esso gli albori dell’esperienza cristiana. Si intravede, come in filigrana, tutta la freschezza della novità portata nel mondo da Gesù di Nàzaret. È bello vedere che, sin dal suo esordio, nella lettera, insieme a Paolo, siano citati anche Timòteo e Silvano. L’esperienza cristiana è anzitutto l’esperienza di una fraternità, di un nuovo modo di stare insieme, intorno a Cristo, il Signore crocifisso-risorto. La riflessione teologica ha sviluppato nel corso dei secoli un’idea qui contenuta sotto forma di seme e ha elaborato quelle che vengono chiamate “virtù teologali”, ossia: fede, speranza e carità. Paolo ringrazia il Padre per la fede operosa (non quindi qualcosa fatto di idee belle e sterili, ma qualcosa che cambia la realtà), la speranza ferma (come non pensare al motivo ricorrente di papa Francesco «Non fatevi rubare la speranza») e carità faticosa (perché il vero amore non è mai qualcosa di semplice).
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
La liturgia ci fa iniziare la lettura del Vangelo con la formula “in quel tempo”, a noi, che abbiamo la grazia di fare quasi una lectio divina, spetta il compito di andare a vedere di quale tempo si sta parlando. Prendiamo il Vangelo di Matteo, al capitolo 22, e cerchiamo di vedere qual è il contesto immediato che spieghi la strana alleanza tra farisei ed erodiani. C’era stata da parte di Gesù una polemica, raccontata sotto forma di parabola, quella del re che fa un banchetto per le nozze del figlio. Banchetto che ha visto la diserzione degli invitati e il conseguente invito a chiamare tutti coloro che si trovavano ai crocicchi delle strade, buoni e cattivi, precisa il testo. È chiaro che questa parabola suonava sovversiva tanto per i farisei, che si percepivano come quegli invitati disertori, tanto agli erodiani che mal sopportavano la presenza della figura di un re dentro questa parabola. Quando si tratta di tentare di cogliere Gesù in fallo le milizie del male si coalizzano e tentano la trappola. Il tranello è confezionato alla perfezione ma non avevano fatto i conti con lo stile di Gesù che, più che dare risposte, fa sorgere delle domande. La risposta non è mai pre-confezionata.