Bernadette oltre le apparizioni. Un ritratto inedito della veggente di Lourdes

Bernadette oltre le apparizioni. Un ritratto inedito della veggente di Lourdes

Santa Bernadette Lourdes

«Vorrei che si scrivessero i difetti dei santi e quanto essi hanno fatto per correggersi; ciò ci servirebbe assai più dei loro miracoli e delle loro estasi». È da questa frase famosa di Bernadette Soubirous che vorremmo partire per tratteggiare di lei un ritratto che sia, in alcuni particolari, inedito e che ce ne sveli tutta l’umanità che non nega, ma anzi rafforza, la santità.

In questo viaggio alla scoperta del volto di Bernadette dopo le apparizioni di Lourdes ci fa da guida don Gianni Toni, profondo conoscitore di Lourdes e della vita della veggente. Nel ricostruire il profilo biografico di Bernadette, egli non manca infatti di sottolineare anche gli anni che seguono le apparizioni e, in particolare, si concentra sull’ultimo periodo della vita della veggente (dal 1866 al 1879), trascorso a Nevers nella Congregazione delle Suore della Carità, offrendoci un suo ritratto attraverso le testimonianze delle consorelle. La vita nascosta di Bernadette, afferma don Gianni, rafforza «quel concetto tanto semplice per cui la via alla santità è un cammino per tutti e non una corsia riservata a pochi eletti».

«Quello che ho visto di bello là»

Nei primi tempi Bernadette è affidata a suor Emilienne Duboè, che così ricorda: «Bernadette mi fu affidata fin dal suo arrivo in noviziato, per abituarla. Ciò che l’addolorava era di non vedere più la Grotta di Lourdes. “Se tu sapessi – mi disse – quello che ho visto di bello là”. Avevo la tentazione di chiederlo, ma mi rispose che non poteva dire niente, che la madre maestra l’aveva proibito. Mi diceva: “Se tu sapessi quant’è buona la Madonna!”».
Sempre la stessa suora continua con le confidenze: «Un giorno Bernadette mi fece notare che facevo male il segno della croce. Le risposi che certamente non lo facevo tanto bene quanto lei, che lo aveva imparato dalla Madonna. Ma mi rispose: “Bisogna farci attenzione – mi disse – perché vuol dire molto farsi bene il segno della croce”».

«Tutto qua?»

È rimasta famosa la risposta di quella che poi diventerà una consorella di Bernadette, suor Bernard Dalias: «Mi trovavo a Nevers da tre giorni e mi dissi stupita di non conoscere Bernadette. La superiora che mi aveva accompagnata mi indicò una novizia, piccola, sorridente, che le stava vicino e aggiunse: “Bernadette? Ma eccola qui!”. Un’espressione impertinente mi sfuggì ed esclamai: “Tutto qua?”. Mi rispose: “Proprio vero, signorina, tutto qua!”. Posso dire che da allora mi dimostrò una grande simpatia».

«Non avevo nessun diritto a tale grazia»

Madeleine Baunaix racconta che un giorno Bernadette riceve una lettera di don Peyramale, nella quale c’è una fotografia: «Guardando la foto mi chiese se conoscevo Lourdes. Alla mia risposta negativa, mi disse: “Tenete, ecco la foto della basilica” e con il suo dito mi mostrava la Grotta. Le chiesi: “Dove eravate quando vi apparve la Madonna?”. Mi indicò semplicemente il posto. Soggiunsi: “È un ricordo assai dolce per voi sorella”. Prendendo un’aria grave, quasi triste, rispose: “Oh, sì! Ma non avevo nessun diritto a tale grazia”».
È bello ricordare come Bernadette, già malata, ha vissuto, stando nella sua infermeria, il giorno dell’incoronazione della statua di Nostra Signora di Lourdes. È suor Ambroise Fenasse a riferire le confidenze ricevute quel giorno: «Suor Ursule parlò della Grotta a Bernadette: “Sareste contenta di rivederla?”. “La mia missione a Lourdes è finita. Che cosa ci andrei a fare?”. “Si sta preparando una festa solenne a Lourdes, ci saranno parecchi vescovi. Non vi farebbe piacere assistervi?”. “Oh no, preferisco mille volte il mio cantuccio in infermeria piuttosto che trovarmi in quella festa, che tuttavia mi è di grande gioia”. Parve riflettere un istante, poi soggiunse: “Se potessi trasportarmi in un pallone alla Grotta e rimanervi qualche minuto a pregare quando non c’è nessuno, ci andrei volentieri; ma dovendo viaggiare come tutti e trovarmi in mezzo alla folla, preferisco rimanere qui”».

«Sono macinata come un chicco di grano»

È a suor Leontine Villaret che si deve il ricordo di quelle parole famose di Bernadette pronunciate qualche ora prima di morire. Così dice questa consorella: «Mi ricordo ancora del suo sguardo, quando ci disse: “Sono macinata come un chicco di grano”. Mi sembra che aggiunse: “Non avrei mai creduto che bisognasse soffrire tanto per morire”».
Gli ultimi istanti di santa Bernadette somigliano tanto a quelli di Cristo sul Gòlgota. Madre Natahalie Portat testimonia infatti: «Alcuni istanti dopo (verso le tre del pomeriggio), la malata, con un gesto significativo chiede da bere, si fa un gran segno di croce, afferra il flacone contenente la bevanda tonica che le si porge, ne beve a due riprese qualche goccia e, reclinando la testa, rende dolcemente la sua anima verginale al suo Creatore, mentre le compagne ripetevano questa invocazione. “Gesù, Maria, Giuseppe, abbiate pietà di lei, proteggetela”. Avevano compiuto, senza saperlo, un desiderio di suor Marie Bernarde, la quale aveva sollecitato la grazia di morire ripetendo i dolci nomi di Gesù, Maria e Giuseppe».
È il 16 aprile 1879.

Bernadette ci insegna la semplicità che è racchiusa nella santità, cerchiamo di seguire le sue orme!


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