Il Sabato Santo: la sveglia di Dio

Il Sabato Santo: la sveglia di Dio

Sabato santo

«Oggi sulla terra c’è grande silenzio»

Sei mai entrato in una chiesa la mattina del Sabato Santo? Le croci e le immagini sono velate, il tabernacolo è vuoto, l’altare è totalmente spoglio dei suoi ornamenti: le luci, la croce, i fiori, la tovaglia. Non si celebra la santa Messa e non c’è il Vangelo… ogni cosa è avvolta dal silenzio e dall’assenza. «Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo, egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione» (Antica omelia del Sabato Santo).

«Svegliati, tu che dormi»

Dunque il Sabato Santo è il giorno in cui, come professiamo nel Credo, Cristo «discese agli inferi», cioè nel regno dei morti, nella profondità della morte, vivendo l’abisso del nostro destino di morte.
Anche qui tutto è silenzio. Un silenzio squarciato soltanto dalla mano tesa di Cristo e dal suo incredibile invito: 

«Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.


Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio» (Antica omelia del Sabato Santo).

La sveglia di Dio

In questo Sabato Santo le parole «svegliati, tu che dormi!», sono la sveglia che Dio rivolge a me, a te, a ogni uomo che attende che la morte ceda il posto alla vita, che il dolore ceda il posto alla gioia della Domenica di Pasqua con l’annuncio della Risurrezione.
La sveglia di Dio ci chiama a destarci dal sonno di morte del peccato, dal buio della propria quotidianità soffocata da mille occupazioni, preoccupazioni, dalla sofferenza, dallo scoraggiamento, dalla malattia, dalla superficialità, dalla mancanza di vigilanza… 
Facendo un piccolo esame di coscienza possiamo chiederci: Quanto tempo dedico alla preghiera? Quanto interesse ho per la Sacra Scrittura? Come vivo i Sacramenti? Da quanto tempo non mi accosto al sacramento della Penitenza, all’Eucaristia domenicale?
Allora il Sabato Santo è per tutti noi un forte richiamo a destarci, a svegliarci, a risorgere, ad alzarci in piedi per andare all’essenziale, in un sincero cammino di conversione, fuggendo le chiacchiere e le attività frenetiche, per rientrare in noi stessi e così consegnare le proprie fragilità all’amore di Dio. 
Con gioia prendiamo consapevolezza che l’invito a svegliarci consiste nell’afferrare la mano tesa di Cristo Gesù che mi parla e mi invita ad andare verso di lui, per restare con lui: «Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli» (Antica omelia del Sabato Santo).

Anche per noi questo Sabato Santo sia il giorno in cui possiamo sentire ancora più forte il grido: «Svegliati, o tu che dormi!» e deciderci per la santità.


Il Sabato Santo: la sveglia di Dio

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