I vescovi italiani, in occasione della 46.ma edizione della Giornata della Vita, che si celebra oggi, ricordano ai fedeli che la promozione della vita è «un inderogabile impegno di fede e di amore». Sottolineano anche che «la forza della vita ci sorprende» e che «nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione».
È bello allora in questo giorno ricordare l’esempio di una mamma che diede la vita pur di salvare quella della sua creatura. Ripercorriamo la vicenda terrena di santa Gianna Beretta Molla.
Fidanzata, poi sposa e mamma felice
L’ingegnere Pietro Molla nei primi incontri con Gianna ha l’impressione di trovarsi davanti a una persona limpida e graziosa. Dal canto suo, Gianna, in una lettera al fidanzato, datata 11 marzo 1955, scriverà: «Il Signore proprio mi ha voluto bene. Tu sei l’uomo che desideravo incontrare, ma non ti nego che più volte mi chiedo: “Sarò io degna di lui?”. Sì, di te, Pietro, perché mi sento proprio un nulla, così capace di niente che, pur desiderando grandemente di farti felice, temo di non riuscirvi. E allora prego così il Signore: “Signore, tu che vedi i miei sentimenti e la mia buona volontà, rimediaci tu e aiutami a diventare una sposa e una madre come tu vuoi e penso che anche Pietro lo desidera”».
Si sposano a Magenta il 24 settembre 1955. Gianna è medico chirurgo, poi prende la specializzazione in pediatria, ma cura tutti, soprattutto le persone anziane e sole. Nascono i figli: Pierluigi, Maria Rita e Laura.
L’offerta della vita
Nel settembre 1961, in attesa del quarto figlio, verso la fine del secondo mese di gravidanza, scopre di avere un fibroma all’utero. Prima del necessario intervento operatorio, pur essendo consapevole del rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, implora il chirurgo di salvare la vita che porta in grembo e si affida alla preghiera e alla Provvidenza. La vita è salva, Gianna ringrazia il Signore e passa i sette mesi che la separano dal parto con grandissima forza d’animo. Ha il timore che la creatura possa nascere sofferente e chiede a Dio che ciò non succeda. Alcuni giorni prima del parto, dice esplicitamente al marito: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo. Salvate lui». Il mattino del 21 aprile 1962, dà alla luce Gianna Emanuela. Il 28 aprile, nonostante tutti gli sforzi e le cure per salvare entrambe le vite, tra fortissimi dolori, dopo aver ripetuto la preghiera «Gesù ti amo, Gesù ti amo», muore. Ha 39 anni.
L’esistenza di santa Gianna Beretta Molla è un inno alla vita. Il suo esempio ci illumini. E ci orientino nelle nostre scelte anche le parole dei vescovi; questo il loro invito: «Nella Giornata per la vita salga dunque, da parte di tutte le donne e gli uomini, un forte appello all’impossibilità morale e razionale di negare il valore della vita, ogni vita. Non ne siamo padroni né possiamo mai diventarlo; non è ragionevole e non è giusto, in nessuna occasione e con nessuna motivazione».
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