Liturgia della domenica: 4 febbraio 2024

Liturgia della domenica: 4 febbraio 2024

Gesù insegna

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” gennaio-febbraio 2024

5ª domenica del Tempo Ordinario (B)
1ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro di Giobbe (Gb 7,1-4.6-7)
Giobbe parlò e disse: «L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario? Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricòrdati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene». – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Questa dichiarazione di Giobbe è drammatica: egli non vede alcuna speranza di guarigione, anzi dichiara amaramente che i suoi giorni scorrono «senza un filo di speranza». È il grido dell’uomo che non sa il perché delle cose e soprattutto non capisce il mistero della sofferenza. Nei tempi recenti e nella nostra letteratura italiana, Giacomo Leopardi riprende questo grido e si ribella a una natura “matrigna”, a un destino cieco, domandandosi che senso possa avere questa vita che scorre tra un dolore e un altro e poi finisce nel nulla. Don Divo Barsotti commenta che questi lamenti verso il destino in Leopardi e in Giobbe sono altamente religiosi, nel senso che la drammatica assenza di Dio ne postula piuttosto la presenza. Ci dovrà essere pure da qualche parte la risposta a tutto questo… Il grido di questi poeti si può riassumere nella frase: «O Dio, dove sei?». La risposta l’ha data con la morte di croce Dio stesso, quando egli, addossandosi tutto il dolore umano, ha dato alla sofferenza la connotazione di salvezza eterna, perché ha dato tutto per amore e perdonando gli uomini peccatori. 


SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 9,16-19.22-23)
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Queste poche righe costituiscono la “magna charta” di ogni evangelizzazione. Portare l’annuncio della salvezza non è una delle attività della Chiesa, ma un’esigenza. Gli uomini hanno bisogno di sapere che vi è un Salvatore unico per tutti, e questi è Gesù, Dio incarnato, morto e risorto per aprirci il regno dei cieli e per dare senso alla nostra vita. E siccome la Chiesa siamo noi, questo passo riguarda tutti. Scrive Chesterton: «Un messaggero non fantastica su quel che il messaggio possa essere, e non discute su quello che dovrebbe essere; egli lo consegna qual è. Non una teoria o una fantasia, ma un fatto». Così noi siamo tutti messaggeri, e di qualcosa che ci supera, ci trascende. Tutti i peccati degli uomini e i loro errori non oscurano la forza del messaggio che noi portiamo e l’annuncio è uno solo: Dio è venuto nel mondo, si è fatto conoscere, si dona a noi per renderci partecipi della vita eterna, che è amore, gioia e pace nello Spirito Santo. Il senso ultimo della Chiesa nel mondo è proprio tenere viva la realtà della liberazione dal male proclamando il nome di Gesù unico Salvatore.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,29-39)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

In poche righe viene descritta la giornata “tipo” della prima evangelizzazione di Gesù. Gli elementi sono: insegnamento nella sinagoga, guarigione dei malati dalle malattie fisiche, liberazione degli ossessi dalla presenza del demonio, preghiera personale in solitudine. Rimanere soli in preghiera significa parlare con Dio Padre, riempirsi di lui, della sua consolazione, essere incoraggiati dalla sua forza e dal suo amore. Poi si agisce sul cuore degli uomini (insegnamento) e li si convince con i doni straordinari delle guarigioni corporali. Il tutto condito dall’imprescindibile pulizia delle anime, cacciando i demòni che sono inquilini abusivi e indesiderati. Queste cose devono fare i sacerdoti e in generale i cristiani anche oggi. Non tiriamoci indietro dicendo che noi non siamo in grado di cacciare i demòni, di fare miracoli, di insegnare alla gente o di pregare in solitudine… Gesù non vuole da noi questa timidezza ingiustificata, perché noi siamo noi ad agire, ma lo Spirito Santo che egli ci ha dato in abbondanza. L’unico limite alla sua azione è la nostra poca fede. I santi facevano tutte queste cose ed erano uomini come noi, fragili e limitati, ma innamorati del Cristo. 


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