Liturgia della domenica – 14 febbraio 2021

Liturgia della domenica – 14 febbraio 2021

14 febbraio

6ª domenica del Tempo Ordinario (B)
Liturgia delle ore 2ª sett. salt.

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” – gennaio-febbraio 2021.

È l’ultima domenica di questa prima parte del Tempo Ordinario. Mercoledì sera, con la celebrazione dell’imposizione delle Ceneri, comincerà già il Tempo di Quaresima. Il Vangelo di oggi ci parla della guarigione di un lebbroso. Essa ci fa prendere coscienza di una guarigione ancora più grandiosa che può avvenire in noi: la liberazione dal peccato e dalla morte, che si ripete ogni qual volta ci confessiamo, riconoscendo il nostro male, sentendoci dire dal sacerdote: «Io ti assolvo dai tuoi peccati», che equivale, sul piano spirituale a: «Lo voglio, sii purificato!». A volte, per confessarsi e ottenere questa meravigliosa guarigione dell’anima, bisogna superare la nostra intima resistenza, la vergogna, lo scoraggiamento e anche il rispetto umano di fronte a una società che banalizza il peccato. Il lebbroso ottiene la guarigione perché ha il coraggio di venir fuori dal modo di pensare comune, invocando dal Signore la guarigione. E noi abbiamo questo coraggio?


PRIMA LETTURA

Dal libro del Levìtico (Lv 13,1-2.45-46)
Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli. Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».

Commento alla prima lettura

Il Signore Dio parla a Mosè e ad Aronne riferendosi alla lebbra, una malattia molto frequente e diffusa anche nel popolo ebraico. Nel contesto dell’Antico Testamento, l’appestato veniva condotto dai sacerdoti in quanto testimoni della sua impurità morale. Infatti, secondo la mentalità del tempo, una malattia fisica, esteriore, era considerata, senza dubbio, segno di un peccato interiore. Non esisteva la medicina come noi la intendiamo, ma l’unica soluzione consisteva nell’isolare i malati; soprattutto quelli che manifestavano ferite contagiose. Nel Vangelo odierno vediamo come tutto venga capovolto e finalmente si arriva alla possibilità di un’autentica guarigione. Il lebbroso, che è oggetto di compassione da parte di Gesù, viene avvicinato e addirittura – inconcepibile nell’Antico Testamento – toccato, per poi poter udire la parola efficace del Signore. Scavando più a fondo, scopriamo che non viene sanato solo l’uomo ritenuto contagioso, ma anche l’intera comunità, chiamata ad accogliere di nuovo e farsi carico del fratello. Lasciamoci interrogare da questa lettura e chiediamoci se nell’ammalato, vediamo solo un peso inutile o una persona da accogliere, verso la quale avere la stessa compassione di Gesù.


SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 10,31 – 11,1)
Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

Commento alla seconda lettura

«Fate tutto per la gloria di Dio», così ci esorta san Paolo. Ogni vita, ogni esistenza ha quindi uno scopo ben determinato: la gloria di Dio. «Per la maggior gloria di Dio» è il motto della Compagnia di Gesù, la Congregazione fondata da sant’Ignazio di Loyola; i Gesuiti, infatti, usano anteporre alle loro opere proprio la sigla A.M.D.G. (dal latino “per la maggior gloria di Dio”). Tale intuizione ha un significato molto profondo, infatti, l’attività apostolica assume valore di fede quando è rivolta a Dio. Nell’Antico Testamento, la “gloria” viene indicata attraverso una parola che ha un significato molto vicino a quello della “pesantezza”: nello specifico, può significare la rilevanza sociale, la ricchezza, la forza e la potenza, la bellezza, lo splendore, la magnificenza. In realtà, il significato autentico della gloria, nell’intera Bibbia, va a indicare la natura propria di Dio. L’espressione su cui stiamo meditando ci aiuta, quindi, a tornare all’ammirazione per tutte le opere compiute dal Padre nella nostra vita e all’adorazione di Colui che è fonte di ogni bontà. Cercare e testimoniare la gloria di Dio è allora un atteggiamento fecondo che può guidare tutta la nostra vita.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Commento al Vangelo del giorno

«Se vuoi, puoi purificarmi!», dice il lebbroso a Gesù. Queste parole possono essere considerate una bellissima ed efficace preghiera di supplica e invocazione da parte dell’uomo malato non solo nel corpo, ma soprattutto nel cuore e nell’anima. L’uomo, attraverso la preghiera incessante, arriva a toccare il cuore di Dio. Vediamo, come nei gradini di una scala, che l’amore di Dio sale dalle sue viscere paterne e materne: Gesù tende la mano avvicinandosi al malato, addirittura lo tocca ed esprime l’efficacia della sua potenza attraverso la parola: «Lo voglio, sii purificato». A volte ci interroghiamo su quale sia la volontà di Dio per noi, ma rimaniamo intricati nel labirinto dei nostri pensieri confusi. Se solo fossimo più umili, coscienti del nostro peccato e della nostra limitatezza, faremmo molta meno fatica ad affidarci alla sua volontà. Infatti, nella frase rivolta al lebbroso, Gesù esprime la sua volontà di purificazione e di salvezza nei confronti di ogni uomo pentito. Quello che era stato lebbroso, come in un balzo, in forza della Parola ricevuta, non si presenta ai sacerdoti che avrebbero potuto attestare la sua guarigione ma, «subito», inizia ad annunciare la Buona Notizia.


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