Liturgia della domenica: 19 dicembre 2021

Liturgia della domenica: 19 dicembre 2021

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Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” novembre-dicembre 2021

4ª domenica di Avvento (C)
4ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Michèa (Mi 5,1-4a)
Così dice il Signore: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!». – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Ecco un altro indizio potente che identifica Gesù con il vero Messia. Michèa, settecento anni prima della nascita di Gesù, profetizza che il Messia dovrà nascere a Betlemme, un piccolo villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme. Nel frattempo, tale zona d’Israele dovrà essere sottoposta a potenze nemiche, fino al termine stabilito, che sarà un parto («quando partorirà colei che deve partorire»). E che cosa farà questo grande pastore nato a Betlemme? Pascerà con la forza di Dio e la maestà che gli viene dall’alto. Tutto questo è piuttosto chiaro e quando Gesù nascerà proprio a Betlemme non farà altro che confermare le profezie. È vero che talvolta esse sono piuttosto oscure, ma qui si fanno nomi precisi e si parla di un parto che avverrà in tale città. Non riconoscere questi segni significa chiudere gli occhi e non voler vedere. Il Signore nel Vangelo più volte ci esorta a vedere i segni dei tempi e a riconoscerli, così come anche a credere alle cose evidenti. Non ci vuole altro che docilità e semplicità di cuore. Per questo Gesù dirà poi anche: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8).


SECONDA LETTURA

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 10,5-10)
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Due volte, in questo passo della lettera agli Ebrei, si parla di “corpo”. Questo termine è fondamentale nella dottrina cattolica: «Questo è il mio corpo», dice il Signore indicando il sacramento dell’Eucaristia. I sacrifici dell’Antico Testamento cessano perché il vero sacrificio lo farà Gesù con il suo corpo, consegnandolo alla morte di croce affinché il peccato degli uomini sia annullato e le porte del cielo siano aperte. A ogni Messa Gesù si fa presente con il suo corpo vero e si offre al Padre per togliere i nostri peccati. Quale adorazione, rispetto, riverenza dobbiamo allora a quel santissimo corpo! Non è un simbolo, perché «il mio corpo è vero cibo, il mio sangue è vera bevanda» (cfr. Gv 6,55). E quanti martiri dell’Eucaristia ci sono stati nella storia della Chiesa per difendere questa verità! Il cardinale Van Thuan, nelle carceri comuniste cinesi, riuscì a procurarsi qualche briciola di pane e una boccetta di vino e celebrava la santa Messa, da solo, di nascosto, recitando le formule a memoria. Poi teneva il pane consacrato in una scatoletta nascosta e di notte faceva adorazione.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

Elisabetta è la prima che viene a sapere che quel bambino che la cugina Maria porta nel grembo è Dio. Senza incertezze, infatti, chiama Maria «madre del mio Signore». Maria santissima è piena di grazia fin dal suo concepimento, mentre Elisabetta viene «colmata di Spirito Santo» per l’occasione. E, quando due persone che vivono nello Spirito di Dio si incontrano, la gioia esplode: Elisabetta contempla il mistero di Dio in Maria e Maria esulta di conseguenza. Giovanni, nel grembo della madre, riconosce Gesù che è in quello della Vergine ed esulta a sua volta, a modo suo. Questo quadro è pervaso di gioia, perché, quando lo Spirito Santo è nei cuori puri, la pura letizia si manifesta. È una grande lezione per noi, che viviamo in un mondo immerso di problemi (ma anche ai tempi di Maria lo era): se portiamo in noi lo Spirito di Dio, ossia se siamo in grazia, e ci incontriamo tra noi cristiani, perché rimaniamo freddi, chiusi o sospettosi? Dovremmo essere sopraffatti anche noi da pura gioia spirituale. Lasciamoci allora avvincere da questa pagina, che è una delle più luminose del Vangelo. Oggi sono lontane le prove e le tristezze: v’è solo la consolazione della purezza e della grazia divina.


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