Liturgia della domenica: 2 maggio 2021

Liturgia della domenica: 2 maggio 2021

Gesu parla

5ª domenica di Pasqua (B)
1ª sett. salt.

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2021


Nel Vangelo odierno Gesù ci rivela la profonda unione che siamo chiamati a vivere con lui; per farcelo capire usa l’immagine della vite e dei tralci.  La vite vera è lui stesso e il Padre è l’agricoltore che la cura. Noi suoi discepoli, quindi la Chiesa, siamo i tralci che da lui ricevono la sua vita, la “linfa” dello Spirito Santo. Ma come facciamo a rimanere in Cristo? Rimaniamo uniti a Gesù se facciamo entrare nel nostro cuore le sue parole, se meditiamo il Vangelo, cercando di viverlo nella nostra quotidianità.

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 9,26-31)
In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso. La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero. Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Questo testo degli Atti degli Apostoli, oltre a dare testimonianza della forza apostolica e missionaria dei primi cristiani, non nasconde una certa ironia. Infatti, solo dopo che «fecero partire per Tarso» l’infuocato oratore che era Paolo, «la Chiesa era dunque in pace». Paolo fa parte dei personaggi “scomodi”, e se cerchiamo bene anche all’interno della Chiesa ne troviamo numerosi. Francesco d’Assisi, che richiama alla povertà, Caterina da Siena, che mette in guardia dal pericolo di una commistione con il potere politico, don Bosco, che aiuta i giovani a riscoprire la dignità e l’appartenenza ecclesiale, e tanti altri testimoni di ieri e di oggi. La Chiesa è la Sposa di Cristo, e, in quanto tale, è priva di macchia; ma è formata da uomini e donne peccatori, quindi esige una continua riforma. C’è un’enorme differenza, però, tra san Francesco d’Assisi, che fa di tutto perché il Vangelo sia vissuto in modo più autentico e profondo, e, ad esempio, Lutero: quest’ultimo, in quanto ad atteggiamento, modalità di comunicazione, si pone con le proprie mani fuori dalla Chiesa. Interroghiamoci: siamo dentro o fuori la Chiesa?


SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 3,18-24)
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato. Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

«Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità». In questi anni, la Chiesa italiana ed europea sta ripensando le modalità della trasmissione della fede, della catechesi, del cammino di preparazione per ricevere i sacramenti. Si organizzano dibattiti e convegni, vescovi e conferenze episcopali si radunano per giorni e giorni. Siccome la Cresima era diventata il sacramento del saluto ai giovani, che non si facevano più rivedere fino al Matrimonio, qualcuno ha pensato di invertire l’ordine tra la Cresima e la Prima Comunione; ottenendo il risultato di cambiare la sequenza, ma non l’effetto. Anzi, adesso non tornano più neppure per il matrimonio. Ma non è che stiamo sbagliando proprio tutto, puntando esclusivamente sulle parole, la lingua, le omelie, le tecniche di catechesi… e non sul fatto supremo dell’incarnazione e del mistero pasquale? Forse prima di aprire la bocca ci sarebbero da passare tante ore ad ascoltare le ferite e le sofferenze degli uomini e delle donne del nostro tempo e delle nostre terre.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».- Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

«Io sono la vite, voi i tralci». «Rimanete in me e io in voi». Fascino straordinario e insuperabile. Vita che commuove e muove. Stupore sconvolgente di fronte all’iniziativa di un Dio che vive in noi. Il dono c’è ed è colmo, a noi la risposta. Se ci basiamo solo sulle nostre forze, sul nostro “io” egocentrico e individualista, cadremo inevitabilmente nel razionalismo (pretendere di racchiudere nella nostra ragione tutte le meraviglie dell’universo), nel moralismo (sentirci continuamente in colpa per non aver raggiunto una perfezione decisa arbitrariamente da noi), nel sentimentalismo (impegnarci, pregare, vivere da cristiani solo quando ci batte forte il cuore), nell’idealismo (il rischio peggiore, perché vorremmo adorare un’idea o un ideale inventato da noi e non secondo le parole e i gesti di Gesù). E, poi, tanti altri pericoli. Se, invece, ci arrendiamo all’amore, se ci lasciamo amare, l’amore del Padre può vivere in noi attraverso Gesù Cristo, nello Spirito Santo. «Rimanere» in Cristo, e permettere a Cristo di «rimanere» in noi, trasforma tutta l’esistenza quotidiana, la fede, la speranza, la carità di ciascun giorno in famiglia, al lavoro, tra gli amici, in parrocchia, nelle associazioni.


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