Liturgia della domenica: 4 luglio 2021

Liturgia della domenica: 4 luglio 2021

Volto di Cristo

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” luglio-agosto 2021

14ª domenica del Tempo Ordinario (B)
2ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 2,2-5)
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro». Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Le parole di Ezechièle, oggi, sono molto dure. Sembrano indirizzate a quei volti induriti dei suoi contemporanei e quindi non riguardare noi: sembra solo un racconto. Invece, la parola di Dio è attuale, sempre, non ha tempo. Quella genìa di ribelli siamo anche noi oggi. Ezechièle parla anche a me, testardo e dal cuore indurito, ribelle che non ascolta. Queste parole che Dio mi rivolge mi spaventano. Non vedo dove sono testardo e duro di cuore oppure ho paura di vedere? Non posso cavarmela incolpando solo la società, gli altri, perché io sono la società, io sono gli altri. Le espressioni di questa lettura ci dicono pure che anche nel presente, come nel passato, ci sono profeti. Uomini con le loro fragilità come tutti gli altri, ma incaricati da Dio di una missione immensa, controcorrente. Quando c’è pace, ci richiamano alla figliolanza con Dio; nei momenti di sconforto, sono la speranza.


SECONDA LETTURA

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (2Cor 12,7-10)
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Ognuno ha le sue prove, talvolta così difficili che sembrano insostenibili. La grazia e la potenza di Dio si manifestano pienamente nella nostra debolezza. Quando ci sentiamo impotenti, sopraffatti dagli avvenimenti, dalle difficoltà, senza soluzioni, senza speranza, Dio ci dice di fidarci, di non aver paura, perché solo nella totale impotenza ci si spoglia di quella parte di noi stessi che vuole dominare gli eventi, per abbandonarci totalmente a lui. Quando si è nelle difficoltà, nelle angosce, è lì che si diventa forti, perché Cristo agisce. Abbiamo solo lui, e nessun altro. Ogni inutile idolo è stato eliminato, tutte, ma proprio tutte, le false sicurezze sono rotolate giù dalle montagne della superbia. A volte, solo nel massimo dell’angoscia si incontra veramente Cristo.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

Gesù istruisce nella sinagoga della comunità di Nàzaret, città dove è cresciuto. Egli proviene da una famiglia normale, il suo lavoro è un mestiere comune a quei tempi… e allora perché ha la pretesa, in nome di Dio, di cambiare le vite dei suoi concittadini e il loro cuore? Per i nazaretani Gesù non ha assolutamente nulla che possa distinguerlo da loro, perciò egli è motivo di scandalo e viene rifiutato. Ma in che cosa consiste lo scandalo? I suoi ammettono che le cose compiute e dette da Gesù non hanno origine umana, che la sapienza proviene dall’alto e che i prodigi compiuti dalle sue mani vengono da un altrove sconosciuto. La loro incredulità è data dal fatto che la parola decisiva e l’azione liberatrice di Dio siano strettamente legate a un uomo di cui si conosce tutto. È lo scandalo della parola fatta carne. Gli abitanti di Nàzaret, ma del resto anche gli uomini del nostro tempo, cercano grandi segni nel cielo o sulla terra, ma non sono in grado di cogliere i semplici segni quotidiani e di dare a essi un significato. Occorre invece cogliere ogni giorno, con sapienza, il silenzioso presente di Dio, senza superbia, senza voler dettare noi le sue leggi. Solamente aprendo il cuore, ci accorgeremo di tutto ciò che Dio compie nella nostra quotidianità; spesso siamo talmente presi a lamentarci che non ce ne accorgiamo e continuiamo a chiedere segni che non sono adatti e utili a noi.


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