Quaresima: la primavera della Chiesa

Quaresima: la primavera della Chiesa

Volto di Gesu

La Quaresima è la primavera della Chiesa, è il tempo favorevole che ci invita in modo pressante a convertirci. È la grande scuola dei discepoli del Signore.

Il cambiamento del cuore e della vita

La Quaresima dura quaranta giorni ed è il tempo che precede e dispone alla celebrazione della Pasqua.
In questo tempo la Chiesa ci richiama alla necessità di «ritornare a Dio con tutto il cuore» (cfr. Gl 2,12), «seguendo le orme di Gesù» (cfr. 1Pt 2,21).
È il tempo in cui dobbiamo permettere al Signore di cambiarci il cuore, di toglierci tutto ciò che ci appesantisceo, per gustare la freschezza della vita evangelica. Solo se vivremo la Quaresima in questo modo, la Pasqua sarà veramente una rinascita per ciascuno di noi.


Le due dimensioni della Quaresima: Battesimo e Penitenza

La liturgia del tempo di Quaresima ci fa vivere la gioia del dono battesimale: ai catecumeni, attraverso i diversi gradi dell’iniziazione cristiana; ai fedeli, attraverso il ricordo del Battesimo e della Penitenza, per far in modo che la nostra vita di credenti recuperi le esigenze e gli impegni di questo Sacramento, che è alla base del nostro essere cristiani. Il Tempo di Quaresima quindi è un cammino, un vero «itinerario battesimale, nel senso che aiuta a mantenere desta la consapevolezza che l’essere cristiani si realizza sempre come un nuovo diventare cristiani: non è mai una storia conclusa che sta alle nostre spalle, ma un cammino che esige sempre un esercizio nuovo» (Benedetto XVI).
La Quaresima diviene così una scuola vitale di purificazione e di illuminazione, perché si viva delle parole di Gesù, che vengono ripetute al momento dell’imposizione delle ceneri: «Convertitevi e credete nel vangelo» (Mc 1,15). Questa è la sostanza della spiritualità quaresimale.
I mezzi suggeriti per attuare la conversione sono:
1. l’ascolto più profondo della parola di Dio;
2. la preghiera più intensa e prolungata;
3. il digiuno;
4. le opere di carità.


1. L’ascolto più assiduo della parola di Dio mette ognuno di noi in relazione con Cristo. È la base del nutrimento spirituale di ogni cristiano.  Nelle Scritture, nella Bibbia effettivamente Dio ci parla!  Noi ascoltiamo Dio che ci parla per salvarci, per comunicarci in abbondanza la sua vita. La Parola non è semplicemente scritta per essere letta, ma per essere ricevuta in noi, nella concretezza della nostra vita. San Girolamo ci insegna che non conoscere la Scrittura significa non conoscere Cristo. Siamo, quindi, di fronte a una grande responsabilità. Ma è anche vero il contrario: se conosciamo le Scritture conosciamo e incontriamo lui. Questa è una consolazione, una gioia grande!
Impegniamoci quindi, ogni giorno, a trovare il tempo per fare silenzio, per ascoltare ciò che il Signore dice a ognuno di noi. Questa relazione con Lui è la base di tutta la nostra vita spirituale. La parola di Dio non é un monologo: Dio aspetta da noi una risposta d’amore, che si compie mettendo in pratica la sua Parola. L’ascolto della Parola ci rende simili a Gesù Cristo, ci insegna a trovare nelle vicende della nostra vita la traccia dell’amore di Dio, della sua presenza e della sua azione con noi e in noi. 
Perché dunque non aprire ogni giorno una pagina del Vangelo e ascoltare ciò che Gesù ci vuole comunicare? Il suo è un messaggio sempre nuovo che irrompe nella nostra vita con l’intento di rinnovarla. 


2. La preghiera più intensa e prolungata: santa Teresa d’Avila diceva che la preghiera è una conversazione con Dio: «Non è altro che un rapporto d’amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama». Pregare in modo più intenso e frequente durante la Quaresima è quindi un modo di farsi più vicini a Gesù, come si fa parlando con un amico o un’amica; è sentire che Lui ci ama, ci fa sempre compagnia e cammina insieme a noi.
Pregare è incontrare Dio, entrare in intima comunione con lui. Gesù ci invita a essere vigilanti e perseveranti nella preghiera, «per non entrare in tentazione» (Mt 26,41a). La preghiera sostiene la nostra fedeltà, pregando viviamo atti di fede nei confronti di Dio, ma dichiariamo anche la nostra disponibilità a fare la sua volontà. E questo è il contenuto della preghiera di Gesù nel deserto e nel Getsèmani.
Particolarmente importante è, inoltre, celebrare con fede e convinzione il sacramento della Riconciliazione per incontrare la misericordia di Dio e ritornare a sentire che il Signore continua a fidarsi di noi; tornare all’Eucaristia, l’amore che sazia davvero la nostra fame di vita e di felicità, impegnarsi nella recita della Liturgia delle ore. Si tratta di una preghiera ufficiale della Chiesa, anche se molti non la conoscono oppure non la praticano perché la ritengono complicata nella sua composizione. Questo scoglio si può superare facilmente con la pubblicazione periodica “Con acqua viva. Lodi, ora sesta, vespri e compieta” che mette alla portata di tutti questa preghiera, la più importante dopo la santa Messa, basta andare, infatti, alla data del giorno corrente e si trova indicato passo dopo passo quello che si deve pregare. Recitando la Liturgia delle ore santifichiamo con la preghiera tutto il corso della giornata!

3. Il digiuno – insieme alla preghiera, all’elemosina e alle altre opere di carità – appartiene, da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa: risponde, infatti, al bisogno continuo del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di perdono per i peccati, di implorazione dell’aiuto divino, di rendimento di grazie e di lode al Padre. La conversione a Dio si verifica sempre nella conversione all’amore fraterno (1Gv 4,20-21). La vittoria sul nostro egoismo ci deve rendere disponibili alle necessità dei poveri. È questo un risultato del digiuno: manifestare la presenza di Dio per chi ha bisogno.
Il digiuno non è solo e semplicemente l’astensione da cibi particolari quali la cioccolata, i salumi, il caffè e tutto ciò che ci consola dalle fatiche del quotidiano, ma anche sapersi limitare in quelli che sono i nostri vizi peggiori, quali il chiacchiericcio, la polemica, l’aggressività, l’avarizia ecc. ricordando che ciò che offende l’altro offende Gesù.
Proponendo il digiuno nel tempo di Quaresima la Chiesa dà prova di grande sapienza, in quanto induce ogni cristiano a verificare il rapporto tra il proprio corpo, le sue esigenze correttamente intese, e il senso generale della vita e dei suoi valori veri; digiunando con il cuore si sperimentano gioia e pace.
Il digiuno «costituisce un’importante occasione di crescita», dice papa Francesco, perché «ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario» e «ci fa più attenti a Dio e al prossimo», ridestando «la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame». Il digiuno è legato quindi alle opere di carità.


4. Le opere di carità, alla luce della parola di Dio, che di continuo richiama la comunità cristiana riunita in assemblea ai diritti «dello straniero, dell’orfano e della vedova», sono il gesto nel quale il cristiano, avvertendo la sua responsabilità nei confronti del mondo in cui vive, spesso segnato da ingiustizie che creano miseria, si lascia toccare dalla fragilità altrui.
«Qual è, infatti, il digiuno che gradisco – dice il Signore – se non spezzare le catene inique, rimandare liberi gli oppressi, accogliere il forestiero…», cui fa eco la parola di Pietro «vergognatevi voi che trattenete le cose altrui, imitate piuttosto la bontà divina e così nessuno sarà povero».
Le opere di carità ci aiutano a capire che il nostro atteggiamento fondamentale verso gli altri deve essere di amore. Amare il prossimo come sé stessi, il più grande comandamento, è il più difficile da attuare perché presuppone abbandonare l’egoismo, la radice di ogni vizio umano. Anche qui ci viene in soccorso Gesù che si è fatto carico della nostra debolezza e ci invita a restare uniti in Lui per amare gli altri con il suo cuore o almeno per provarci. Solo i gesti concreti, infatti, dimostrano che la parola di Dio sta cambiando la logica della vita dei credenti. Digiunare, nella nostra vita, significa rinunciare a ciò che riempie la pancia, ma non sazia il cuore. Così il pane eucaristico spezzato sulla mensa dell’assemblea conduce la comunità a “spezzare la propria vita” per farne dono, secondo la misura della carità concessa a ciascuno dallo Spirito di Dio.

La liturgia

Come nell’Avvento, anche in Quaresima la liturgia propone alcuni segni che nella loro semplicità aiutano a comprendere meglio il significato di questo tempo.
In Quaresima il colore dei paramenti liturgici del sacerdote è il viola, che richiama a un sincero cammino di penitenza e di conversione.  Mentre nella quarta domenica, la cosiddetta domenica “Laetare”, i paramenti liturgici sono di colore rosaceo.  Esso indica un periodo di riposo in mezzo a un periodo penitenziale.
Durante le celebrazioni, inoltre, non troviamo più i fiori ad ornare l’altare, non recitiamo il “Gloria”, che, invece, si dice nelle solennità e feste, e non cantiamo l’Alleluia.


I Vangeli della Quaresima

Nell’itinerario liturgico del “ciclo B” di quest’anno siamo accompagnati da Marco, descritto da alcuni studiosi come l’evangelista “fotografo”, egli infatti «usa molto il presente quando narra un fatto passato: racconta come se stesse vedendo in quel momento i fatti che descrive» (Nazzareno Marconi). Marco ci presenta la persona storica di Gesù di Nazaret, che diffonde attorno a sé la Buona notizia che lo riguarda.
Nel tempo di Quaresima nelle letture domenicali incontriamo il Vangelo di Marco soltanto nelle prime due domeniche che ripropongono le corrispondenti tematiche del ciclo A: le tentazioni di Gesù nel deserto e la trasfigurazione di Cristo, il Figlio prediletto.
Nella terza, quarta e quinta domenica sono proposti alcuni episodi del ministero di Gesù con chiaro riferimento alla sua “ora” tratti dal Vangelo di Giovanni.


La croce

La croce è un segno centrale di questo tempo di Quaresima. Può essere semplice, di legno, senza il Crocifisso e senza decorazioni. Deve essere sufficientemente grande per esser vista da tutta l’assemblea, non troppo grande, né troppo pesante, per poter essere comodamente portata dal sacerdote nelle processioni penitenziali e nella Via Crucis. Essa fa il suo ingresso nella chiesa con la processione penitenziale il Mercoledì delle Ceneri. Da allora può essere posta su di un ceppo in un luogo ben visibile, per tutto il tempo di Quaresima.
La croce, senza il cCrocifisso, ricorda ai fedeli che è necessario esser crocifissi con Cristo per poter partecipare alla sua gloria. Infatti, «certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui» (2Tim 2,11).
Dopo aver guidato simbolicamente il cammino quaresimale del popolo pellegrinante, la croce si congeda da esso dalla Quinta Domenica di Quaresima, alle soglie della Settimana Santa, quando verrà velata, fino al Venerdì Santo quando l’attenzione si poserà sul Crocifisso, che sarà convenientemente esposto all’adorazione dei fedeli. Presso la croce possono venir accese, cinque lampade, che ricordano le cinque piaghe del Signore e il crescente amore e l’adesione della Chiesa al mistero del crocifisso.


La meditazione della passione

La Passione di nostro Signore Gesù Cristo è narrata nei Vangeli da Matteo (26,14 – 27,66), Marco (14, 1 – 15,47), Luca (22, 14 – 23-56) e Giovanni (18, 1–19,42), tradizionalmente viene letta in forma dialogata e per intero la Domenica delle Palme e il Venerdì Santo.
Durante la Quaresima è bene meditare sulla passione del Signore con assiduità, facendo entrare nel nostro cuore i suoi stessi sentimenti di amore. Sant’Alberto Magno dice che un’ora di meditazione sulla passione del Signore vale di più che una quaresima a pane e acqua. L’espressione è molto significativa. Non c’è nulla, infatti, che stimoli maggiormente l’amore per il Signore quanto il contemplare l’amore misericordioso che Cristo ha avuto per noi. La meditazione della passione del Signore ci porta a considerarci piccoli, a essere umili, a cercare di ricambiare in qualche modo quello che ha fatto per noi.
Nella storia millenaria della Chiesa, Gesù ha illuminato alcuni mistici, come Anna Katharina Emmerick e Camilla Battista da Varano, fornendo particolari su questo importante e drammatico avvenimento che ha cambiato la storia dell’umanità. Un sacrificio d’amore che ha travalicato i secoli e in grado di commuovere e convertire qualsiasi persona, anche oggi.

Non lasciamo trascorrere invano questo tempo favorevole! Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi.
Buon cammino!

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